Articoli e Ricerche
Modelli della Mente 2020 - Fascicolo 1/2020
Online il nuovo numero di Modelli della Mente. Molti articoli sono dedicati agli effetti psicologici della pandemia da Covid 19. Articoli della rivista disponibili in modalità "Open Access" CLICCA QUI |
COVID-19: impatto sulla salute mentale e supporto psicosociale
T. Cantelmi, E. Lambiase (2020) Introduzione A milioni di persone intutto il mondo è stato imposto di adottare comportamenti di distanziamento sociale e di isolamento, al fine di rallentare la diffusione dell’infezione da COVID-19 e di proteggere sé stesse. Secondo tutti gli osservatori è la prima volta che l’umanità vive una situazione dovuta alla straordinaria rapidità della diffusione nel mondo dell’infezione da coronavirus, merito della globalizzazione e della maggiore facilità e rapidità con la quale ci si può spostare quasi ovunque. Gli elementi con potenziale psicopatologico sono molteplici: l’effetto traumatico dell’evento, caratterizzato da fenomenologie sintomatiche gravi e letali, soprattutto per la popolazione più fragile; il carico di preoccupazione e paure generate sia dalla possibilità del contagio, sia dalle conseguenze economiche e sociali della pandemia; il potenziale effetto psicolesivo delle restrizioni della libertà conseguenti alle misure di distanziamento sociale ed isolamento adottate dalle autorità. Recentemente, Brooks e colleghi (2020) hanno pubblicato una rassegna nella quale hanno analizzato situazioni simili vissute negli ultimi decenni a seguito di SARS, Ebola, influenza H1N1 o MERS. La maggior parte degli studi esaminati ha riportato effetti psicologici negativi, tra cui disturbi post-traumatici da stress, confusione e rabbia. I fattori predisponenti per lo sviluppo dei sintomi includevano: durata delle misure di isolamento, paura di contrarre l’infezione, frustrazione, noia, forniture inadeguate di beni essenziali (es. cibo) o necessari (es. farmaci o strumenti medici), informazioni inadeguate, perdite finanziarie e stigmatizzazione dei contagiati. Continua a leggere |
Pornografia online. Correlati neurologici, processi cognitivi e comportamentali di sviluppo e mantenimento
Fonte: Modelli della Mente, 2019 Autore: Emiliano Lambiase Gli studi presentati in questo articolo aiutano a comprendere meglio l’eziologia e il mantenimento della dipendenza da pornografia online (che ormai è il mezzo prevalente, se non esclusivo, di consumo della pornografia), ma permettono anche di rispondere al dibattito sulla dannosità, in sé, della pornografia. Dalle ricerche scientifiche, è emerso che forme di utilizzo patologico della pornografia online possono essere favorite sia da vulnerabilità e caratteristiche psicologiche, che da risposte di apprendimento condizionato caratteristiche del mezzo in sé, che possono agire sui meccanismi del cervello implicati nei processi di gratificazione, tipici delle altre forme di dipendenza da sostanze e da comportamenti. SCARICA L'ARTICOLO COMPLETO |
Mindful care: la mindfulness come risorsa per caregiver familiari e professionali
Fonte: Modelli della mente, fascicolo 1/2019 Nel nuovo numero della rivista "Modelli della mente", edita da FrancoAngeli, T. Cantelmi, M. B.Toro e F. Boldrini propongono un articolo sulle evidenze scientifiche della mindfulness come risorsa per i caregiver familiari e professionali. La mindfulness si propone come un percorso volto a promuovere un pieno contatto con l’esperienza presente, senza che intervengano valutazioni e giudizi, accogliendola con rispetto e gentilezza. Riconoscere, con un atteggiamento privo di giudizio, i propri limiti e quelli del contesto con cui il caregiver familiare o l’operatore professionale è chiamato a confrontarsi rappresenta un prerequisito essenziale nel processo di cura. Continua a leggere |
Il contributo della psicologia alle condotte di guida
Rivista MEDIC vol. 27 - Dicembre 2019 La rivista MEDIC (Metodologia Didattica e Innovazione Clinica - Nuova Serie) ospita nel suo ultimo numero “Promozione della salute ed etica della sicurezza stradale tra presente e futuro" un articolo di Tonino Cantelmi e Silvia Stomeo dal titolo "Il contributo della psicologia alle condotte di guida". Gli autori intendono approfondire la conoscenza delle componenti psicologiche che possono determinare comportamenti pericolosi e lesivi durante la guida di veicoli e mettere in luce le cattive condotte associate all’uso dei dispositivi digitali alla guida, che rappresentano una delle cause primarie di disattenzione che provocano gravi infortuni stradali. CONTINUA A LEGGERE |
TEST UADI: istruzioni per l'uso e test con item aggiornati
Uso, Abuso e Dipendenza da Internet Pubblichiamo il Test U.A.D.I. (Uso, Abuso e Dipendenza da Internet) con alcuni Item aggiornati e una guida semplificata all'uso del Test, tratta dal volume Avatar di Tonino Cantelmi et al., il Test UADI (Uso, Abuso, Dipendenza da Internet) è stato realizzato presso l'Università "La Sapienza" di Roma, e rappresenta tutt'oggi l'unico strumento italiano sulla dipendenza da internet ad essere validato sulla popolazione. Gli Autori (Del Miglio, Gamba e Cantelmi) si sono proposti di costruire uno strumento italiano che possa indagare il complesso rapporto tra Internet e fenomeni psicologici correlati (atteggiamenti, motivazioni, emozioni, comportamenti, sintomi) attraverso un approccio ampio che valuti i rischi psicopatologici dell'abuso della Rete. LEGGI TUTTO |
Lacosamide on background eeg activity in brain tumor‐related epilepsy patients: A case series study
Autori: Marta Maschio, Alessia Zarabla, Andrea Maialetti, Francesca Sperati, Loredana Dinapoli, Sabrina Dispenza, Gianluca Petreri, Tonino Cantelmi
Abstract
Objective: Therapeutic doses of antiepileptic drugs (AEDs) may alter EEG background activity, which is considered an index of the functional state of the brain. Quantitative analysis (qEEG) of EEG background activity is a valid instrument to assess the effects of many centrally active drugs on the central nervous system, including AEDs. Lacosamide (LCM) is a new AED that could be a valid therapeutic choice in patients with brain tumor-related epilepsy (BTRE).
Methods: We used qEEG to analyze the possible effect of LCM as an add-on, on background EEG activity after 4 months in patients with BTRE.
Results: We consecutively recruited sixteen patients with BTRE: Five dropped out for disease progression, five for scarce compliance, and six completed the study. For these reasons qEEG was performed at first visit and after 4 months only in six patients. For all frequency bands, LCM revealed no changes of mean relative power during rest with eyes closed, hyperpnoea (HP), and mental arithmetic task (MA); significant increment was found only in the theta mean relative power during opening and closing eyes (BR). After four months of therapy with LCM, one patient was seizure free, four had a seizure reduction ≥50%, and one showed a worsening in seizure frequency <50%.
Conclusion: Despite the limitation of a small series, these findings suggest that LCM seems to have only a mild interference on EEG background activity and confirm that LCM has a good efficacy on seizure control in patients with BTRE. This is the first study that evaluates the effect of LCM on background EEG activity, using qEEG in BTRE patients. Future research in this area could include prospective studies with qEEG for a longer follow-up period to assess the impact of AEDs on brain functions in this particular fragile patient population.
[PDF] Lacosamide on background eeg activity in brain tumor‐related epilepsy patients: A case series study
Autori: Marta Maschio, Alessia Zarabla, Andrea Maialetti, Francesca Sperati, Loredana Dinapoli, Sabrina Dispenza, Gianluca Petreri, Tonino Cantelmi
Abstract
Objective: Therapeutic doses of antiepileptic drugs (AEDs) may alter EEG background activity, which is considered an index of the functional state of the brain. Quantitative analysis (qEEG) of EEG background activity is a valid instrument to assess the effects of many centrally active drugs on the central nervous system, including AEDs. Lacosamide (LCM) is a new AED that could be a valid therapeutic choice in patients with brain tumor-related epilepsy (BTRE).
Methods: We used qEEG to analyze the possible effect of LCM as an add-on, on background EEG activity after 4 months in patients with BTRE.
Results: We consecutively recruited sixteen patients with BTRE: Five dropped out for disease progression, five for scarce compliance, and six completed the study. For these reasons qEEG was performed at first visit and after 4 months only in six patients. For all frequency bands, LCM revealed no changes of mean relative power during rest with eyes closed, hyperpnoea (HP), and mental arithmetic task (MA); significant increment was found only in the theta mean relative power during opening and closing eyes (BR). After four months of therapy with LCM, one patient was seizure free, four had a seizure reduction ≥50%, and one showed a worsening in seizure frequency <50%.
Conclusion: Despite the limitation of a small series, these findings suggest that LCM seems to have only a mild interference on EEG background activity and confirm that LCM has a good efficacy on seizure control in patients with BTRE. This is the first study that evaluates the effect of LCM on background EEG activity, using qEEG in BTRE patients. Future research in this area could include prospective studies with qEEG for a longer follow-up period to assess the impact of AEDs on brain functions in this particular fragile patient population.
[PDF] Lacosamide on background eeg activity in brain tumor‐related epilepsy patients: A case series study
LA TEORIA DELLA TECNOLIQUIDITÀ: una review critica
Autrice: Michela Arnò
La tecnoliquidità è un termine coniato da Tonino Cantelmi, medico psichiatra, psicoterapeuta, scrittore, allievo di Vittorio Guidano e fondatore della scuola di psicoterapia ad indirizzo cognitivo-interpersonale di Roma, per definire gli effetti dell’ interazione della società liquida, come teorizzata da Bauman, con la diffusione della rivoluzione digitale. Questa interdipendenza si declina in tre elementi fondamentali: la velocità, il narcisismo e l’ambiguità, che caratterizzano le nuove modalità cognitive, relazionali e di costruzione dell’identità dell’homo tecno-digitalicus immerso nell’era digitale.
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Autrice: Michela Arnò
La tecnoliquidità è un termine coniato da Tonino Cantelmi, medico psichiatra, psicoterapeuta, scrittore, allievo di Vittorio Guidano e fondatore della scuola di psicoterapia ad indirizzo cognitivo-interpersonale di Roma, per definire gli effetti dell’ interazione della società liquida, come teorizzata da Bauman, con la diffusione della rivoluzione digitale. Questa interdipendenza si declina in tre elementi fondamentali: la velocità, il narcisismo e l’ambiguità, che caratterizzano le nuove modalità cognitive, relazionali e di costruzione dell’identità dell’homo tecno-digitalicus immerso nell’era digitale.
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Il giardino nel cenote messicano
Fonte: www.mindfulnessinterpersonale.it
Osserva con attenzione per circa tre minuti questo giardino di ninfee, immerso nelle cristalline acque dei Caraibi, è paragonabile al nostro inconscio. In entrambi questi regni segreti nascono sogni e desideri che cercano di farsi strada verso la luce per realizzarsi. Mentre osservi la foto cerca di farti strada nella profondità della tua anima, di individuare le idee che ti rendono felice e immagina di sostenerle con la tua volontà...proprio come questi lunghi gambi sostengono i bellissimi fiori che vengono innalzati verso la superficie. Fai sbocciare su questi steli dei fiori, immagina che siano le tue idee e i tuoi progetti che via, via iniziano a prendere forma e ad avviarsi verso la realizzazione. Immergiti nelle emozioni che suscita questa foto poichè potrà aiutarti a guardare alle cose anche da un'altra prospettiva.
Fonte: www.mindfulnessinterpersonale.it
Osserva con attenzione per circa tre minuti questo giardino di ninfee, immerso nelle cristalline acque dei Caraibi, è paragonabile al nostro inconscio. In entrambi questi regni segreti nascono sogni e desideri che cercano di farsi strada verso la luce per realizzarsi. Mentre osservi la foto cerca di farti strada nella profondità della tua anima, di individuare le idee che ti rendono felice e immagina di sostenerle con la tua volontà...proprio come questi lunghi gambi sostengono i bellissimi fiori che vengono innalzati verso la superficie. Fai sbocciare su questi steli dei fiori, immagina che siano le tue idee e i tuoi progetti che via, via iniziano a prendere forma e ad avviarsi verso la realizzazione. Immergiti nelle emozioni che suscita questa foto poichè potrà aiutarti a guardare alle cose anche da un'altra prospettiva.
Strumenti di assessment
Fonte: Quaderni di studio 1 - Istituto Superiore di Scienze Religiose 2017Il Volume "Quaderni di studio" edito dall'Ateneo Regina Apostolorim e a cura di Laura Salvo e Angela Tagliafico, ospita un articolo di Tonino Cantelmi, Michela Pensavalli e Cristina Congedo: "Strumenti di assessment". Nel presente lavoro gli autori hanno approfondito la fase di assessment nel contesto clinico, inteso come processo di valutazione del caso, della persona, del problema che egli porta, che sottopone al terapeuta e che rende possibile la presa in carico da parte dello psicologo clinico. In alcuni passi sono stati forniti brevi e utili, spunti per concepire l'assessment anche alla luce della vita consacrata. Il contributo si basa sulle linee di riflessione teorica del pensiero e dell'approccio Cognitivo Post Razionalista contenuto nell'opera teorica di Vittorio Guidano.
SCARICA IL PDF STRUMENTI DI ASSESSMENT PARTE 1
SCARICA IL PDF STRUMENTI DI ASSESSMENT PARTE 2
Fonte: Quaderni di studio 1 - Istituto Superiore di Scienze Religiose 2017Il Volume "Quaderni di studio" edito dall'Ateneo Regina Apostolorim e a cura di Laura Salvo e Angela Tagliafico, ospita un articolo di Tonino Cantelmi, Michela Pensavalli e Cristina Congedo: "Strumenti di assessment". Nel presente lavoro gli autori hanno approfondito la fase di assessment nel contesto clinico, inteso come processo di valutazione del caso, della persona, del problema che egli porta, che sottopone al terapeuta e che rende possibile la presa in carico da parte dello psicologo clinico. In alcuni passi sono stati forniti brevi e utili, spunti per concepire l'assessment anche alla luce della vita consacrata. Il contributo si basa sulle linee di riflessione teorica del pensiero e dell'approccio Cognitivo Post Razionalista contenuto nell'opera teorica di Vittorio Guidano.
SCARICA IL PDF STRUMENTI DI ASSESSMENT PARTE 1
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Zonisamide in Brain Tumor-Related Epilepsy: An Observational Pilot Study
Fonte: Clinical Neuropharmacology. 2017 May/Jun;40(3):113-119
Autori: Maschio M, Dinapoli L, Zarabla A, Maialetti A, Giannarelli D, Fabi A, Vidiri A, Cantelmi T.
Epilepsy heavily affects the quality of life (QoL) of patients with brain tumor because in addition to taking treatments for the oncological illness, patients are required to live with the long-term taking of antiepileptic drugs (AEDs). The AEDs' adverse effects are common in these patients and can negatively influence their perceptions of their QoL.We conducted an observational pilot study in patients with brain tumor-related epilepsy to verify efficacy, tolerability, and impact on QoL and global neurocognitive performances of zonisamide (ZNS) in add-on.
Clinical Neuropharmacology
Fonte: Clinical Neuropharmacology. 2017 May/Jun;40(3):113-119
Autori: Maschio M, Dinapoli L, Zarabla A, Maialetti A, Giannarelli D, Fabi A, Vidiri A, Cantelmi T.
Epilepsy heavily affects the quality of life (QoL) of patients with brain tumor because in addition to taking treatments for the oncological illness, patients are required to live with the long-term taking of antiepileptic drugs (AEDs). The AEDs' adverse effects are common in these patients and can negatively influence their perceptions of their QoL.We conducted an observational pilot study in patients with brain tumor-related epilepsy to verify efficacy, tolerability, and impact on QoL and global neurocognitive performances of zonisamide (ZNS) in add-on.
Clinical Neuropharmacology
Effect of high dose cytosine arabinoside on quantitative EEG in patients with acute myeloid leukemia
Fonte: Cognitive Neurodynamics - April 2016, Volume 10, Issue 2, pp 185-188
Articolo completo in PDF
Autori: Marta Maschio , Francesco Marchesi, Sabrina Dispenza, Loredana Dinapoli, Francesca Sperati, Gianluca Petreri, Svitlana Gumenyuk, Maria Laura Dessanti, Alessia Zarabla, Tonino Cantelmi, Andrea Mengarelli. Background EEG activity is considered an index of functional state of brain. Chemotherapy (CT), used for non-central nervous system (CNS) cancer, can cross the blood brain barrier and contribute to changes in the functional state of brain that can alter background EEG activity. Quantitative EEG (qEEG) is superior to conventional EEG in the detection of subtle alterations of EEG background activity and for this reason, the use of qEEG might assist the clinician in evaluating the possible effect of CT on the CNS.
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Fonte: Cognitive Neurodynamics - April 2016, Volume 10, Issue 2, pp 185-188
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Autori: Marta Maschio , Francesco Marchesi, Sabrina Dispenza, Loredana Dinapoli, Francesca Sperati, Gianluca Petreri, Svitlana Gumenyuk, Maria Laura Dessanti, Alessia Zarabla, Tonino Cantelmi, Andrea Mengarelli. Background EEG activity is considered an index of functional state of brain. Chemotherapy (CT), used for non-central nervous system (CNS) cancer, can cross the blood brain barrier and contribute to changes in the functional state of brain that can alter background EEG activity. Quantitative EEG (qEEG) is superior to conventional EEG in the detection of subtle alterations of EEG background activity and for this reason, the use of qEEG might assist the clinician in evaluating the possible effect of CT on the CNS.
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LA ADICCIÓN A INTERNET
Fonte: R24 noticias - EDITORIAL del 13/03/2016 del Por: Ricardo G. A. Zimerman
E’ ormai scontato affermare che la tecnologia, e in particolare modo internet, ha ruolo fondamentale nella quotidianità di tutti noi, tanto che le patologie sociali stanno invadendo anche il cyberspazio, andando così a definire delle nuove patologie come la “dipendenza da Internet” o gioco d'azzardo patologico on line (oggi l’unico inserto nel DSM 5). Queste sono definite “dipendenze senza sostanza” o meglio ancora “dipendenze comportamentali”. Proponiamo un articolo in spagnolo che ripercorre le tappe della teorizzazione scientifica rispetto a queste nuove forme di Addictions. L’articolo cita il Prof. Cantelmi che nel 1999, nel corso di un convegno, ha presentato i primi casi clinici di dipendenza da internet.
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Fonte: R24 noticias - EDITORIAL del 13/03/2016 del Por: Ricardo G. A. Zimerman
E’ ormai scontato affermare che la tecnologia, e in particolare modo internet, ha ruolo fondamentale nella quotidianità di tutti noi, tanto che le patologie sociali stanno invadendo anche il cyberspazio, andando così a definire delle nuove patologie come la “dipendenza da Internet” o gioco d'azzardo patologico on line (oggi l’unico inserto nel DSM 5). Queste sono definite “dipendenze senza sostanza” o meglio ancora “dipendenze comportamentali”. Proponiamo un articolo in spagnolo che ripercorre le tappe della teorizzazione scientifica rispetto a queste nuove forme di Addictions. L’articolo cita il Prof. Cantelmi che nel 1999, nel corso di un convegno, ha presentato i primi casi clinici di dipendenza da internet.
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Cognitive rehabilitation training in patients with brain tumor-related epilepsy and cognitive deficits: a pilot study
Fonte: J Neurooncol. 2015 Sep 11
Il Journal of Neuro-Oncology nel numero di settembre 2015 ha pubblicato un articolo curato dall'équipe del Prof. Tonino Cantelmi dell'Istituto Regina Elena di Roma (Autori: Marta Maschio, Loredana Dinapoli, Alessandra Fabi, Diana Giannarelli e Tonino Cantelmi). Si tratta di uno studio pilota relativo all'efficacia di un training di riabilitazione cognitiva in pazienti con tumore al cervello correlato ad epilessia e deficit cognitivi.
Si riporta l’abstract e il link all’articolo.
Fonte: J Neurooncol. 2015 Sep 11
Il Journal of Neuro-Oncology nel numero di settembre 2015 ha pubblicato un articolo curato dall'équipe del Prof. Tonino Cantelmi dell'Istituto Regina Elena di Roma (Autori: Marta Maschio, Loredana Dinapoli, Alessandra Fabi, Diana Giannarelli e Tonino Cantelmi). Si tratta di uno studio pilota relativo all'efficacia di un training di riabilitazione cognitiva in pazienti con tumore al cervello correlato ad epilessia e deficit cognitivi.
Si riporta l’abstract e il link all’articolo.
La psicoterapia nella post-modernità tecnoliquida: Guidano versus Baumann
Fonte: Convegno "La Frontiera viva: l'eredità di Vittorio Guidano" - Intervento del Prof. Tonino Cantelmi del 10/10/14.
Il Prof. Cantelmi, nel suo intervento al convegno “La Frontiera viva: l'eredità di Vittorio Guidano” ha evidenziato le caratteristiche della società tecnoliquida e sottolineato come il contributo di Guidano in particolare e il contributo post-razionalista in generale, (tra cui quello definito “cognitivo- interpersonale”) sembra in grado di offrire una risposta efficace alle esigenze della post-modernità tecnoliquida attraverso l’enucleazione dei 4 primati definiti come: il primato della psicoterapia come evento emozionale; il primato della fruibilità intermittente della psicoterapia come amplificazione delle singole parti della propria vita; il primato della sovranità della soggettività del paziente ed il primato della soggettiva sovranità del cambiamento del paziente. Leggi l’intervento
Fonte: Convegno "La Frontiera viva: l'eredità di Vittorio Guidano" - Intervento del Prof. Tonino Cantelmi del 10/10/14.
Il Prof. Cantelmi, nel suo intervento al convegno “La Frontiera viva: l'eredità di Vittorio Guidano” ha evidenziato le caratteristiche della società tecnoliquida e sottolineato come il contributo di Guidano in particolare e il contributo post-razionalista in generale, (tra cui quello definito “cognitivo- interpersonale”) sembra in grado di offrire una risposta efficace alle esigenze della post-modernità tecnoliquida attraverso l’enucleazione dei 4 primati definiti come: il primato della psicoterapia come evento emozionale; il primato della fruibilità intermittente della psicoterapia come amplificazione delle singole parti della propria vita; il primato della sovranità della soggettività del paziente ed il primato della soggettiva sovranità del cambiamento del paziente. Leggi l’intervento
Weight of epilepsy in brain tumor patients
Fonte: Journal of Neuro-Oncology - Maggio 2014
Autori: Marta Maschio, Francesca Sperati, Loredana Dinapoli, Antonello Vidiri, Alessandra Fabi, Andrea Pace, Alfredo Pompili, Carmine Maria Carapella e Tonino Cantelmi.
Abstract
About 20–40 % of patients with brain tumor have seizures; all of whom must be treated with antiepileptic drugs (AEDs) that can cause side effects which may influence quality of life (QoL). However, little data are available regarding the weight of epilepsy on QoL in brain tumor (BT) patients, despite the fact that epilepsy is considered the most important risk factor for long-term disability in this patient population. Aim of this study is to explore the weight of epilepsy in BT patients, and to identify which factors might contribute to their epilepsy burden, as expressed by them only at their first visit in a specialized epilepsy center, in order to have a snapshot for that moment in their care cycle. We reviewed medical charts and results from a battery of tests (routinely given at our outpatient center), administered to 100 consecutive BTRE patients at their first visit, followed from 2007 to 2010. Our results reveal: (1) neurological performances and global neurocognitive status were not influenced by factors related to neoplastic disease or to epilepsy (2) side effects, cognitive deficits, and QoL concerns, as well as patients’ perception of these, were significantly related to polytherapy, especially in patients who had been taking AEDs for a period longer that 6 months (3) the seizure number did not influence patients’ QoL. We found that the weight of epilepsy in BTRE patients was related to AED therapy. Our study highlights the fact that epilepsy in our patients adds a significant burden, and suggests the need to give the proper attention to patients’ concerns regarding the challenges that this pathology might present. Nevertheless, future studies could be designed with a follow-up period and with a patient stratification in order to better understand the weight of epilepsy for these patients.
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Fonte: Journal of Neuro-Oncology - Maggio 2014
Autori: Marta Maschio, Francesca Sperati, Loredana Dinapoli, Antonello Vidiri, Alessandra Fabi, Andrea Pace, Alfredo Pompili, Carmine Maria Carapella e Tonino Cantelmi.
Abstract
About 20–40 % of patients with brain tumor have seizures; all of whom must be treated with antiepileptic drugs (AEDs) that can cause side effects which may influence quality of life (QoL). However, little data are available regarding the weight of epilepsy on QoL in brain tumor (BT) patients, despite the fact that epilepsy is considered the most important risk factor for long-term disability in this patient population. Aim of this study is to explore the weight of epilepsy in BT patients, and to identify which factors might contribute to their epilepsy burden, as expressed by them only at their first visit in a specialized epilepsy center, in order to have a snapshot for that moment in their care cycle. We reviewed medical charts and results from a battery of tests (routinely given at our outpatient center), administered to 100 consecutive BTRE patients at their first visit, followed from 2007 to 2010. Our results reveal: (1) neurological performances and global neurocognitive status were not influenced by factors related to neoplastic disease or to epilepsy (2) side effects, cognitive deficits, and QoL concerns, as well as patients’ perception of these, were significantly related to polytherapy, especially in patients who had been taking AEDs for a period longer that 6 months (3) the seizure number did not influence patients’ QoL. We found that the weight of epilepsy in BTRE patients was related to AED therapy. Our study highlights the fact that epilepsy in our patients adds a significant burden, and suggests the need to give the proper attention to patients’ concerns regarding the challenges that this pathology might present. Nevertheless, future studies could be designed with a follow-up period and with a patient stratification in order to better understand the weight of epilepsy for these patients.
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Attacchi di Panico
Fonte: http://www.psicoterapiamorabito.it
La dottoressa Morabito sul suo sito dedica ampio spazio all'Ansia e agli Attacchi di Panico, proprio su questi ultimi pubblica un accurato approfondimento finalizzato ad indagare non solo gli aspetti prettamente oggettivi del Disturbo da Attacchi di Panico, ma soprattutto evidenziare l’esperienza qualitativamente peculiare della persona che ne soffre. Nel testo l'autrice compie una lunga review del modello Cognitivo-Interpersonale basandosi sull'articolo pubblicato su Modelli per la Mente (2011; IV- I 31-42) "La Psicoterapia cognitivo interpersonale del Disturbo di Panico" a cura di Tonino Cantelmi, Maria Beatrice Toro e Michela Pensavalli.
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Fonte: http://www.psicoterapiamorabito.it
La dottoressa Morabito sul suo sito dedica ampio spazio all'Ansia e agli Attacchi di Panico, proprio su questi ultimi pubblica un accurato approfondimento finalizzato ad indagare non solo gli aspetti prettamente oggettivi del Disturbo da Attacchi di Panico, ma soprattutto evidenziare l’esperienza qualitativamente peculiare della persona che ne soffre. Nel testo l'autrice compie una lunga review del modello Cognitivo-Interpersonale basandosi sull'articolo pubblicato su Modelli per la Mente (2011; IV- I 31-42) "La Psicoterapia cognitivo interpersonale del Disturbo di Panico" a cura di Tonino Cantelmi, Maria Beatrice Toro e Michela Pensavalli.
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EMDR and CBT for Cancer Patients: Comparative Study of Effects on PTSD, Anxiety, and Depression
Fonte: Journal of EMDR Practice and Research, Volume 7, Number 3, 2013 , pp. 134-143(10)
Il Journal of EMDR Practice and Research ha pubblicato uno studio comparativo circa gli effetti che tecniche psicoterapeutiche come l' EMDR e CBT hanno sul disturbo post traumatico da stress, ansia e depressione su pazienti oncologici. Nell’editoriale Andrew M. Leeds ha definito questa ricerca come una pietra miliare, in quanto rappresenta il primo studio controllato del trattamento EMDR su pazienti affetti da cancro.
L’articolo è a cura di Liuva Capezzani, Luca Ostacoli, Marco Cavallo, Sara Carletto, Isabel Fernandez, Roger Solomon, Marco Pagani e Tonino Cantelmi.
Dall' Editoriale a cura di Andrew M. Leeds
"The second article, from Liuva Capezzani et al., is the first controlled study of the EMDR treatment of cancer patients. Given the historic role that cancer played in Francine Shapiro’s transition from English literature to the study of psychology and to the development of EMDR (Luber & Shapiro, 2009, p. 218), and the presence of sections on the treatment of cancer patients in both the 1995 and 2001 editions of her text (Shapiro, 1995, 2001), this article represents an important mile stone. Capezzani et al. found that cancer patients in the follow-up stage of treatment, randomly assigned to EMDR or CBT treatment, were more likely to be free of posttraumatic stress disorder (PTSD) 1 month posttreatment if they received EMDR rather than CBT. They also found that EMDR showed the same efficacy when offered during the active period of medical treatment as after active medical treatment".
Articolo completo
Fonte: Journal of EMDR Practice and Research, Volume 7, Number 3, 2013 , pp. 134-143(10)
Il Journal of EMDR Practice and Research ha pubblicato uno studio comparativo circa gli effetti che tecniche psicoterapeutiche come l' EMDR e CBT hanno sul disturbo post traumatico da stress, ansia e depressione su pazienti oncologici. Nell’editoriale Andrew M. Leeds ha definito questa ricerca come una pietra miliare, in quanto rappresenta il primo studio controllato del trattamento EMDR su pazienti affetti da cancro.
L’articolo è a cura di Liuva Capezzani, Luca Ostacoli, Marco Cavallo, Sara Carletto, Isabel Fernandez, Roger Solomon, Marco Pagani e Tonino Cantelmi.
Dall' Editoriale a cura di Andrew M. Leeds
"The second article, from Liuva Capezzani et al., is the first controlled study of the EMDR treatment of cancer patients. Given the historic role that cancer played in Francine Shapiro’s transition from English literature to the study of psychology and to the development of EMDR (Luber & Shapiro, 2009, p. 218), and the presence of sections on the treatment of cancer patients in both the 1995 and 2001 editions of her text (Shapiro, 1995, 2001), this article represents an important mile stone. Capezzani et al. found that cancer patients in the follow-up stage of treatment, randomly assigned to EMDR or CBT treatment, were more likely to be free of posttraumatic stress disorder (PTSD) 1 month posttreatment if they received EMDR rather than CBT. They also found that EMDR showed the same efficacy when offered during the active period of medical treatment as after active medical treatment".
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L’inclusione nel gruppo in adolescenza, dalla scuola
a face book. Nuove prospettive e nuove criticità per il minore disabile
Fonte: Rivista MINORIGIUSTIZIA - 2010 fascicolo n.3 - Edizioni Franco Angeli
AUTORI: Maria Beatrice Toro, Noemi Grappone
Raggiungere un’adeguata comprensione delle esigenze ambientali, psicologiche e comunicative connesse alla disabilità di un minore rappresenta un obiettivo importante, nonché un elemento di crescita sociale.
ABSTRACT COMPLETO DELL' ARTICOLO
Fonte: Rivista MINORIGIUSTIZIA - 2010 fascicolo n.3 - Edizioni Franco Angeli
AUTORI: Maria Beatrice Toro, Noemi Grappone
Raggiungere un’adeguata comprensione delle esigenze ambientali, psicologiche e comunicative connesse alla disabilità di un minore rappresenta un obiettivo importante, nonché un elemento di crescita sociale.
ABSTRACT COMPLETO DELL' ARTICOLO
Nativi Digitali orfani di maestri - Fonte Punto Famiglia. Marzo - Aprile 2013. Rubrica Famiglia e nuove tecnologie
Predigitali, generazione di mezzo, nativi digitali: il silenzio degli adulti, la grande fuga dei genitori e la nuova sfida educativa.
Come ho già detto nel numero precedente, il III millennio sembra essere caratterizzato dalla più clamorosa crisi della “relazione interpersonale”, alla quale sembra rispondere la tecnologia attraverso tutte le nuove modalità di relazione (sms, chat, social network, ecc…). La relazione interpersonale face-to-face sembra lasciare il passo a forme di tecnomediazione della stessa, che l’uomo e la donna sembrano gradire di più. Questa tecnomediazione ha rapidamente guadagnato terreno in molte forme di relazione: l’amicizia, l’amore, l’apprendimento, l’informazione e molti altri ambiti dei rapporti interumani sono profondamente sconvolti dall’incursione della tecnologia digitale. La rivoluzione digitale sembra inoltre essere alla base di una sorta di mutazione antropologica: per questo ho definito gli adulti di oggi “generazione-di-mezzo” (affascinati dalla tecnologia ed alti utilizzatori della stessa, ma dotati di un sistema mente-cervello predigitale e figli di una generazione pre-digitale oggi in estinzione) e i bambini di oggi “nativi-digitali” (cresciuti cioè in costanti immersioni telematiche attraverso i videogiochi, il cellulare, il computer, l’MP3 e pertanto dotati di nuove organizzazioni cognitive-emotive e forse di un cervello diverso). Dal mio punto di vista siamo alle soglie di una sorta di mutazione antropologica. Chi sono dunque i “nativi digitali”?
In alcuni lavori ho definito “nativi digitali” quanti nati nel III millennio e sottoposti a profonde, pervasive e precoci immersioni nella tecnologia digitale ed ho dichiarato che le osservazioni attuali già ci consentono di notare vere e proprie mutazioni del sistema cervello-mente. I nativi digitali imparano subito a manipolare parti di sé nel virtuale attraverso gli avatar e i personaggi dei videogiochi, sviluppano ampie abilità visuospaziali grazie ad un apprendimento prevalentemente percettivo, viceversa non sviluppano adeguate capacità simboliche (con qualche modificazione di tipo metacognitivo), utilizzano il cervello in modalità multitasking (cioè sanno utilizzare più canali sensoriali e più modalità motorie contemporaneamente), sono abilissimi nel rappresentare le emozioni (attraverso la tecnomediazione della relazione), un po’ meno nel viverle (anzi apprendono a scomporre l’esperienza emotiva e a viverla su due binari spesso non paralleli, quello dell’esperienza propria e quello della sua rappresentazione), sono meno abili nella relazione face-to-face, ma molto capaci nella relazione tecnomediata, e, infine, sono in grado di vivere su due registri cognitivi e socioemotivi, quello reale e quello virtuale. Inoltre non hanno come riferimento la comunità degli adulti, poiché, grazie alla tecnologia, vivono in comunità tecnoreferenziate e prevalentemente virtuali, nelle quali costruiscono autonomamente i percorsi del sapere e della conoscenza.
È in questo contesto che si assiste ad un fenomeno straordinario: il silenzio degli adulti e lo smarrimento dei figli, che potremmo definire “figli orfani di maestri”. I “figli orfani di maestri” sono però “nativi digitali”, dunque capaci costruire comunità tecnoreferenziate di bambini e di adolescenti, dotate di tecnologie e saperi propri, che non hanno più bisogno di adulti. Ed ecco profilarsi una nuova emergenza: l’emergenza educativa.
Ho definito i genitori di oggi, utilizzando una metafora altrui divenuta ormai famosa, quella della liquidità, “genitori liquidi”. Si tratta di genitori che appartengono alla generazione-di-mezzo, capaci di utilizzare la tecnologia digitale ed anzi da essa affascinati, che hanno un profilo su facebook come i loro figli, che scimmiottano i figli stessi utilizzando il dialetto tecnologico degli adolescenti e che sono pienamente avvolti dalle dinamiche narcisistiche del contesto attuale. Sono genitori affettuosi, preoccupati per i loro figli, accudenti, ma hanno rinunciato ad educare, cioè a trasmettere visioni della vita, narrazioni, assetti valoriali e di significato, riflessioni di senso. In altri termini vogliono bene ai loro figli, sono affettuosi, accudenti ma non educanti. Il rapporto educativo è sempre l’incontro tra due libertà, tuttavia nell’ambito del rapporto genitori-figli esiste uno sbilanciamento, progressivamente riequilibrato, proprio dei due ruoli. Il genitore liquido però subisce il tema dell’ambiguità, della fluidità dei ruoli, del narcisismo e del bisogno di emozioni e la relazione educativa ne risulta sbiadita proprio nella sua essenza. In questo senso il genitore liquido è un genitore silente, che rinuncia a narrare e a narrarsi, rinuncia a trasmettere una visione della vita, a dare criteri di senso per le scelte, limitandosi ad offrire una molteplicità di scelte che non possono non determinare un profondo smarrimento nel figlio.
D’altro canto la generazione attuale vive due fenomeni a tenaglia, capaci di spegnere progressivamente la fiducia e la speranza. Il primo fenomeno è il silenziamento del desiderio: il bambino “viziato” è quel bambino i cui desideri sono soddisfatti prima ancora che li possa manifestare, sono cioè prevenuti e pertanto privi di desideri. Il secondo fenomeno è caratterizzato dall’affermarsi di una visione del futuro nella quale il futuro stesso è percepito come una minaccia e non come una attesa. I due fenomeni sono alla base di un nichilismo psicologico, che si aggira fra i giovani come un fantasma inquietante e che penetra nelle profondità dell’anima. In questo senso potremmo definire questa epoca come l’epoca delle passioni tristi, in cui sta crescendo una generazione orfana di maestri, profondamente segregata dal mondo degli adulti e, però, capace di riorganizzarsi attraverso comunità tecnoreferenziate, dotate di propri saperi, percorsi, costruzioni della conoscenza e visioni grazie ad una tecnologia capace di costruire ragnatele relazionali nuove, liquide, leggere e infinite.
A proposito dell’educazione si parla oggi di “emergenza educativa”. Gli adulti da almeno un decennio hanno progressivamente rinunciato ad educare. Ma cosa significa educare, se non farsi carico dell’altro attraverso una relazione autentica, piena, autorevole e aperta alla trasmissione di una visione valoriale e densa di significati della vita? In questo senso educare vuol dire riscoprire il valore della relazione e avviene attraverso la riscoperta della narrazione. Narrare se stessi, la propria vita, la vita della famiglia e della società nella quale viviamo significa trasmettere valori e visioni della vita. Questo richiede agli adulti una capacità innanzitutto di stare con i figli, di essere-per e di essere-con, di entrarci in relazione, di essere significativi ed anche affascinanti. Educare vuol dire anche accettare il rischio della libertà dell’altro, che può determinare momenti difficili e conflittuali. Educare vuol dire trasmettere qualcosa che ci è proprio, che è fatto nostro e dunque significa anche mettersi in discussione, perché educare vuol dire essere autorevoli, e quindi competenti, esperti, ma soprattutto coerenti e responsabili. Se dopo il tempo della liquidità, tornerà il tempo della riscoperta del valore del legame e della relazione, questo sarà perché alcuni adulti coraggiosi avranno accettato la sfida dell’educazione, restituendo così all’umanità del terzo millennio la fiducia nella vita e la speranza nel futuro.
(Fonte: Punto Famigliai per effettuare modifiche)
Tecnoliquidità - Fonte: Babele n. 17
La rivista Babele ha pubblicato, nel n. 17, un contributo del Prof. Cantelmi che affronta il tema dellaTecnoliquidità.
La rivista Babele nasce come un'iniziativa editoriale di Della Torre di San Marino, società che si occupa di progettazione e consulenza di interventi per la comunicazione e il comportamento con fini formativi e informativi, e viene edita dall'Associazione Sammarinese degli Psicologi.
L'intento della rivista, fin dal suo primo numero, è quello di riportare le esperienze provenienti dal mondo psi… per affrontare molte problematiche che si reputano particolarmente interessanti. Il nome del periodico, Babele. Verso uno scambio comunicativo, vuole sottolineare come vi sono nel mondo della cultura psicologica tanti linguaggi per comunicare, a volte, le stesse cose e come ci sono, a volte, tante confusioni che meritano di essere chiarite o, quantomeno, messe a confronto. Negli anni a venire, di fatto, la parola d'ordine degli scritti su BABELE è confronto.
Tra scuole di pensiero, approcci, modalità, ambiti di provenienza… Dalla psicologia archetipale al comportamentismo; dalle attività istituzionali alle esperienze degli studi privati, dalle ricerche dell'Università di Palermo ai convegni in Val d'Aosta. Oltre all'ambito prettamente psicologico, i testi pubblicati provengono dalle discipline mediche, pedagogiche e riabilitative.
Con il passare degli anni nascono rubriche specifiche, contenitori preziosi per le aree tematiche maggiormente sentite.
http://www.babelenews.net/
il 17° numero di Babele - In questo numero:
l'immaginale "Mitologie della psiche"
Seminario del 26 maggio 2012
EDIPO RIVISITATO
La leggenda di Edipo di Gabriella Toscano
Rivisitare Edipo di Magda Di Renzo
Le due anguille di Simona Carfi
Cinema e letteratura, una lettura psicodinamica
Il giovane Holden di Sara Guzzardi
Magi informa
Aranciata Amara di Geni Valle
Quando il gioco non è più in gioco di Paola Binetti
Figlie del Mediterraneo a cura di Rosa Rita Ingrassia
Nei Luoghi del fare anima di Riccardo Mondo (recensione di Bianca Gallerano)
Ascoltarsi, ascoltare di Vittorio Luigi Castellazzi
Luoghi di cura
Tecnoliquidità di Tonino Cantelmi
Pensare all'ascolto per favorire le relazioni educative di Elisabetta Leslie Papacella
BUONA LETTURA!
Per i numeri arretrati visita l'archivio su www.babelenews.net
Attachment disorganization and dissociation in virtual worlds: a study on problematic internet use among players of online role playing games - Clinical Neuropsychiatry (2012) 9, 5, 195-202
Autori: Adriano Schimmenti, Fanny Guglielmucci, Ghiara Barbasio, Antonella Granieri
Si propone un interessante articolo pubblicato su Clinical Neuropsychiatry. L’articolo presenta una ricerca empirica volta all'approfondimento della relazione tra dipendenza da internet e attaccamento insicuro e disorganizzato. La ricerca ha considerato tutte le diverse forme di dipendenze correlate all'utilizzo di internet: dipendenza da social networking, cybersex, il gioco d'azzardo on-line, dipendenza da giochi di ruolo (Cantelmi e Talli 2009) e le ha correlate con una grande quantità di variabili psicologiche: ansia, timidezza, ritiro sociale (Whang et al. 2003), disturbi dell'umore, deficit di attenzione, dissociazione, l'alessitimia e gli stili di attaccamento insicuro e disorganizzato. L’analisi si è focalizzata soprattutto sui dipendenti da gioco di ruolo.
Abstract
Objective: internet addiction was linked both theoretically and empirically with attachment insecurity and dissociation; however, there is a lack of studies exploring the associations between attachment disorganization, dissociation, and problematic internet use.
Method: in this study, an internet-based survey administered by means of the internet Addiction test (iAt) was conducted among the players of an italian multi-user dungeon in order to select a subsample of people who showed significant symptoms of Internet abuse. Among the 250 cases eligible for data analysis, 36 players (13.5%) scored above the iAt cut-off for a problematic internet use. these players were contacted for a second phase of the study in which they were administered the Adult Attachment interview and the revised dissociative experience scale.
Results and Conclusions: There was a high prevalence of attachment disorganization (47%) among these players; they also reported significant dissociative experiences. A mediation study showed that dissociation mediated the effect of attachment disorganization on the internet addiction scores, thus supporting the idea that people higly involved with the internet role-playing games can use dissociation to protect the self from memories of loss, neglect and abuse experienced in the attachment relationships.
Key words: internet addiction, attachment disorganization, dissociation, Adult Attachment interview, online role- playing games
PDF completo dell’articolo
Condotte Tecno- Additive nell'era del Narcisismo Digitale - estratto da periodico quadrimestrale Anno XXXIII n.2-3- Maggio - Dicembre 2012.
"Condotte Tecno-Additive nell'era del Narcisismo Digitale"
Un sempre più crescente utilizzo dei social network e della Rete, secondo molti, incoraggia lo sviluppo della cultura narcisistica, nella quale l’apparire diviene più importante dell’essere. L’esibizione di identità artefatte e seducenti, ottenute grazie a foto ritoccate per essere più “belli” e “trendy”, il numero di contatti stimato secondo un quoziente numerico QDOS, la necessità di un confronto continuo per ottenere approvazione e conferme, portano i blogger e gli internauti di oggi a sviluppare la SND (Sindrome Narcisistica Digitale). Nella sindrome l’interesse principale è ottenere la “web attenzione” ed apparire seducenti ed affascinanti al fine di soddisfare un proprio bisogno di riconoscimento e superiorità. Assistiamo così ad una sovrapposizione della Real Life con la Virtual Life con la nascita di una vera e propria dipendenza denominata Interent Addiction (IA) che, mentre in origine interessava una specifica tipologia di individui socialmente emarginati, oggi crediamo includa anche altri profili psicologici.
Il Test del disegno della figura umana - Prefazione a cura di Tonino Cantelmi
Prefazione a cura di Tonino Cantelmi del volume “Il Test del disegno della figura umana”, edito da FrancoAngeli, 2012 a cura di Leonardo Roberti.
A che servono i test? Sono davvero utili ed esplicativi o sono da assimilare alle divinazioni dei tarocchi e dei fondi di caffè? Nonostante il progresso scientifico, ancora, fra la gente comune, alberga diffidenza e scetticismo rispetto ai test psicologici. “Davvero dottore lei mi può capire meglio se faccio i test?”.“Davvero”, rispondo in genere. E spiego che i test sono un ausilio formidabile in tante circostanze. Questo libro vuole rispondere alla domanda di “scientificità” dei test e mettere a disposizione degli psicologi e degli psichiatri strumenti efficaci e validi.
Molto è stato già scritto sull'argomento, ma nessun lavoro ancora ha tenuto veramente conto della necessità dello psicologo, alle prime armi e non, di costruirsi una professionalità sempre più specialistica e scientifica, a fronte di un mercato del lavoro che premia, oggi più che mai, il sapere spendere le conoscenze acquisite. L’esperienza clinica e didattica dell’Autore, Leonardo Roberti, che da anni è impegnato nell'insegnamento della psicodiagnostica sul territorio nazionale, lo portano a rispondere concretamente a questa necessità, facendo tesoro oltre che di un’approfondita conoscenza della materia, anche, e soprattutto, dei continui feedback ricevuti da centinaia di studenti di psicologia, psicologi e psicoterapeuti, coi quali si è confrontato cogliendone istanze, dubbi e suggerimenti.
Per tali motivi quest’opera risente sin dai primi capitoli, apparentemente più accademici e teorici, di un taglio essenzialmente pratico e immediatamente fruibile nella quotidiana esperienza lavorativa dello psicologo, impegnato ad esempio nei contesti sanitari, pubblici o privati, oppure nominato dal giudice per rispondere a quesiti in merito alla capacità genitoriale, o impiegato all'interno dell’azienda nella selezione delle risorse umane.
Oltre all’intento di fornire uno strumento di consultazione di facile lettura e immediato utilizzo nel campo, questo manuale presenta tre fondamentali novità rispetto al panorama letterario attuale riguardante l’argomento:
• Una revisione degli indici interpretativi, alla luce delle evidenze empiriche emerse dalle ricerche più recenti, tradotti con un linguaggio clinico, fruibile da qualunque psicologo psicoterapeuta, a prescindere dalla propria scuola di pensiero o orientamento psicoterapeutico;
• Una nuova sistematizzazione degli indici in accordo con una visione olistica della persona, che considera l’individuo come un fenomeno vivente unico ed irripetibile, non etichettabile in base ad oramai superate logiche classificatorie, purtroppo ancora presenti in alcuni contesti di cura;
• La presentazione di una metodologia di somministrazione e d’inchiesta, rigorosa ed esaustiva, applicabile in tutti i contesti nei quali lo psicologo può trovare ad operare (clinico, giuridico peritale, di selezione, di ricerca), con un’attenta analisi di tutte le variabili intervenienti che, se sottovalutate e non prontamente controllate dal clinico, possono inficiare le sue ipotesi diagnostiche.
Il presente Manuale sul Test del Disegno della Figura Umana rappresenta solo una piccola parte di un progetto di più ampio respiro, che vede coinvolta l’intera equipe del Centro Italiano di Psicodiagnostica Integrata (CIPI), centro fondato da psicologi, con l’intento di promuovere la conoscenza e il corretto impiego dei reattivi mentali nell'ambito della ricerca, della clinica e del settore giuridico-peritale.
Modellizzazione neurale dei disordini mentali - Schizofrenia, cap 7
Si propone il Capitolo 7 "Schizofrenia" del Volume "Modellizzazione neurale dei disordini mentali" del 2000 scritto da T. Cantelmi, M. De Murtas, E. Ermanie e L. Sorrentino Zanello.
La schizofrenia è senz'altro il più complesso dei disordini mentali e da quando Kraepelin l'ha descritta come sindrome unitaria è stata considerata un disturbo a forte connotazione organica. L'ipotesi di una alterazione strutturale del cervello come causa del quadro clinico caratteristico della malattia è sostenuta dal carattere gravemente destrutturante del disturbo, dall'analoga sintomatologia con alcune psicosi a dimostrata base organica e dalla scarsa influenzabilità del quadro clinico da fattori psicologici. L'interpretazione della schizofrenia come malattia organica cerebrale ha stimolato, fin dall'inizio del secolo, una lunga serie di lavori finalizzati ad identificare la lesione o le lesioni del cervello che potessero essere legate eziopatologicamente all'insorgere della malattia. In questo contesto gli studi sulle alterazioni morfologiche, disponibili in seguito all'introduzione di metodi di indagine sempre più sofisticati, giocano un ruolo importante in quanto hanno permesso di collegare le lesioni strutturali alle alterazioni funzionali ed entrambe al quadro clinico della malattia. Parallelamente allo sviluppo di questa ‘ipotesi lesionale' della schizofrenia, a partire dalla fine degli anni 80, un sempre più vasto numero di neuroricercatori di formazione diversa (psichiatri, fisici, matematici, psicologi) hanno sviluppato modelli di reti neurali, nei quali l' induzione di particolari lesioni ha prodotto comportamenti dinamici che possono costituire efficaci metafore descrittive di alcune manifestazioni psicotiche tipiche della schizofrenia.
In particolare la nostra attenzione si è rivolta ad un modello computazionale di rete ANN, basato su una ipotesi formulata dal neuropsichiatra Stevens, che cerca di spiegare la patogenesi della schizofrenia.
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Neurobiological Correlates of EMDR Monitoring – An EEG Study
Autori: Marco Pagani, Giorgio Di Lorenzo, Anna Rita Verardo, Giampaolo Nicolais, Leonardo Monaco,
Giada Lauretti, Rita Russo, Cinzia Niolu, Massimo Ammaniti, Isabel Fernandez, Alberto Siracusano
1 Institute of Cognitive Sciences and Technologies, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Rome, Italy, 2 Department of Systems Medicine, University of Rome ‘‘Tor
Vergata’’, Rome, Italy, 3 EMDR Italy Association, Bovisio Masciago (MI), Italy, 4 Department of Developmental and Social Psychology, ‘‘Sapienza University of Rome’’, Rome,
Italy, 5 International Psychoanalytical Association, ‘‘Sapienza University of Rome’’, Rome, Italy
Abstract
Background: Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR) is a recognized first-line treatment for psychological trauma. However its neurobiological bases have yet to be fully disclosed.
Methods: Electroencephalography (EEG) was used to fully monitor neuronal activation throughout EMDR sessions including the autobiographical script. Ten patients with major psychological trauma were investigated during their first EMDR session (T0) and during the last one performed after processing the index trauma (T1). Neuropsychological tests were administered at the same time. Comparisons were performed between EEGs of patients at T0 and T1 and between EEGs of patients and 10 controls who underwent the same EMDR procedure at T0. Connectivity analyses were carried out by lagged phase synchronization.
Results: During bilateral ocular stimulation (BS) of EMDR sessions EEG showed a significantly higher activity on the orbitofrontal, prefrontal and anterior cingulate cortex in patients at T0 shifting towards left temporo-occipital regions at T1. A similar trend was found for autobiographical script with a higher firing in fronto-temporal limbic regions at T0 moving to right temporo-occipital cortex at T1. The comparisons between patients and controls confirmed the maximal activation inthe limbic cortex of patients occurring before trauma processing. Connectivity analysis showed decreased pair-wise interactions between prefrontal and cingulate cortex during BS in patients as compared to controls and between fusiform gyrus and visual cortex during script listening in patients at T1 as compared to T0. These changes correlated significantly with those occurring in neuropsychological tests.
Conclusions: The ground-breaking methodology enabled our study to image for the first time the specific activations associated with the therapeutic actions typical of EMDR protocol. The findings suggest that traumatic events are processed at cognitive level following successful EMDR therapy, thus supporting the evidence of distinct neurobiological patterns of brain activations during BS associated with a significant relief from negative emotional experiences.
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I giovani ai tempi di Twitter - periodico bimestrale della comunità del diaconato in Italia
Autore: Tonino Cantelmi
Anno di pubblicazione marzo/aprile 2012
II passaparola elettronico e la sua capacità di influenzare le opinioni trova forse una delle sue più evidenti espressioni in Twitter, che rappresenta il social network che più realizza il crowdsourcing, cioè lo sforzo collettivo di costruire una metodologia di collaborazione tra le persone, con inevitabili ricadute sulla credibilità dell’azione politica dei governi grazie alla possibilità di spostare il potere di influenzamento dalle gerarchie ai cittadini. Questa azione può essere svolta in modo costruttivo e democratico, ma al tempo stesso Twitter e in generale i new media possono prestarsi ad essere utilizzati come potentissimi strumenti per distruggere, confondere o seminare il caos. Così le trending topics sviluppate dall’incontrollato ping pong dei cinguettii di 140 caratteri si trasformano in onde off line rapide ed imprevedibili, che modificano il consenso dei cittadini, in una dialettica dentro-fuori (on line -off line) infinita ed incontrollabile. Tutto ciò avviene nell’epoca della globalizzazione, caratterizzata, tra l’altro, dalla fine della Stato moderno e dalla separazione tra politica e potere: il potere e spalmato nel pianeta e non e più localizzato in un luogo definito, slittando di livello e sfuggendo al controllo dei cittadini. In questa separazione risiede I’origine della crisi della democrazia: i governi legittimamente votati e democraticamente eletti non hanno il potere di decidere e la globalizzazione non consente scelte locali. Per questo Twitter e i new media potrebbero rappresentare una delle risposte alla crisi della democrazia nell’epoca postmoderna. In altri termini nell’era della dittatura della globalizzazione, le manifestazioni di piazze e le “rivoluzioni” dell’epoca predigitale appaiono risposte insufficienti e prive di efficacia: se il potere è delocalizzato non ci sona “palazzi del potere” da scardinare ed assaltare. E allora, forse, la formazione del consenso e I’influenzamento dell’opinione potrebbero ripartire dal basso e rifondare una democrazia partecipata grazie al ciarliero, rapido, sincopato e planetario cinguettare di Twitter. Ma qual è l’estetica del mondo postmoderno tecnoliquido? Sostengo che la dimensione estetica prevalente, nella quale sembrerebbero crescere i nativi digitali, sia pervasa da tre elementi: il kitsch, il camp e il gusto horribilis.
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Gioco d'azzardo online - Fonte il delfino on line n.2 aprile 2012
I siti Internet che si occupano di gioco d’azzardo sono in straordinario incremento e permettono guadagni elevati. La chiave di questo successo è semplice: rispetto ai casinò tradizionali richiedono meno costi, non necessitano di macchinari e di strumentazioni particolari e non hanno bisogno di personale. Nonostante questo, i casinò online riescono a offrire le stesse possibilità di gioco dei casinò tradizionali e, sebbene la spesa per accedere ad un casinò virtuale sia relativamente bassa, i profitti sono notevolmente alti.
Il gioco d’azzardo patologico è stato riconosciuto per la prima volta come disturbo mentale nel 1980, con la sua introduzione nel DSM-III all’interno dei Disturbi del Controllo degli Impulsi. Sebbene la maggior parte delle persone sembrano essere in grado di giocare responsabilmente, viene stimato che circa il 3% della popolazione lotta contro la dipendenza da gioco. Il primo casinò online, InterCasinò, è stato aperto nel 1996. All’epoca erano disponibili 18 giochi. Ora ci sono migliaia di siti Internet che promuovono il gioco d’azzardo e nuove forme di gioco appaiono quotidianamente. Non ci sono regolamentazioni ufficiali che disciplinino i casinò online e, così, i giocatori lo fanno a loro rischio e pericolo.
Qualche dato:
• Il gioco d’azzardo online è un’attività comune per gli adolescenti e i giovani adulti.
• Le ricerche suggeriscono che i giovani uomini sono i più propensi a giocare d’azzardo online.
• Il primo sito per il Bingo è stato creato nel 1998.
• Il primo sito di poker online (PlanetPoker) ha iniziato l’attività nel 1998.
• Il guadagno totale dei casinò online è difficile da valutare ma, secondo una stima, sarebbe stato di circa 12 miliardi di dollari nel 2005 e di 15,2 miliardi di dollari nel 2006. Nel 2010 sono state di 29,3 miliardi e la previsione per il 2014 è di 40 miliardi di dollari.
• Circa un giocatore su 5 è a rischio di dipendenza.
• Circa il 4% degli adolescenti ha un problema con il gioco d’azzardo online.
In Italia, l’attività del gioco d’azzardo è la terza industria in Italia dopo Eni e Fiat. Ma a parte questo dato, ciò che preoccupa è che il nostro Paese è ai primissimi posti a livello mondiale per quanto riguarda la spesa pro-capite: da 500 euro all’anno a persona nel 2004, ad oltre 790 euro nel 2008, con un fatturato globale di circa 47,5 miliardi di euro. In alcune regioni d’Italia, le famiglie arrivano addirittura a “giocarsi” il 6,5% del proprio reddito complessivo. Tra l’altro sembra che chi gioca di più siano proprio gli indigenti, con ulteriore aggravio della propria situazione economica. Secondo i dati, infatti, investe di più in questa direzione chi ha un reddito inferiore: giocano il 47% degli indigenti, il 56% degli appartenenti al ceto medio-basso, il 66% dei disoccupati. Risulta perciò evidente come a fronte di un’importante contrazione dei consumi conseguente ad una crisi finanziaria senza precedenti, aumenti la voglia di giocare sperando nel colpo di fortuna. Da un punto di vista psicologico, infatti, è necessario sottolineare che la possibilità del “colpo di fortuna” rappresenta per chi è in difficoltà la possibilità di proiettarsi in un futuro. D’altra parte, l’Amministrazione dei Monopoli di Stato nel solo anno 2007 ha investito nella campagna marketing ben 21 milioni di euro. In pratica, la spesa in Italia per il gioco d’azzardo legalizzato è passata perciò dai 14 miliardi di euro nel 2000, ai 18 del 2002, ai 23 nel 2004, ai 28 nel 2005, ai 35 miliardi di euro nel 2006, ai 42 nel 2007, agli oltre 47,5 miliardi del 2008. Una considerazione che va fatta è che il trend di crescita del gioco autorizzato nel nostro Paese è evidentemente-attribuibile anche agli effetti delle manovre economiche. In effetti, bisogna ricordare che ogni anno, da molti anni a questa parte, lo Stato ha sempre introdotto nuove offerte di gioco d’azzardo pubblico (e quindi autorizzato). Di fatto, dobbiamo ricordare che si è passati dalle tre occasioni di gioco autorizzato alla settimana (anni ‘90: totocalcio, lotto e scommesse ippiche), alle continue occasioni di gioco attuali (win-for-life, gratta e vinci, sale bingo, slot-machines con più di 200.000 apparecchi diffusi in tutto il territorio nazionale, sale scommesse, poker on-line e così via). E purtroppo sono in crescita anche gli adolescenti che si indebitano per giocare, con una cifra che varia dai 300 ai 600 euro a persona. In particolare, la media nazionale dei ragazzi di età compresa tra i 15 ed i 24 anni che hanno giocato al videopoker e slot machines è del 46%: in pratica quasi la metà dei giovani in questa fascia d’età. Il problema è che spesso, per ripagare gli usurai che prestano loro i soldi, i ragazzi finiscono per svolgere attività quali spaccio di droga presso i propri amici ed altre attività illecite, spesso coinvolgendo o portando sul lastrico le famiglie di provenienza.
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Dipendenza Sessuale e Metacognizione - Rivista di Sessuologia Clinica
La rivista “Rivista di Sessuologia Clinica”, edita FrancoAngeli, ospita nel Fascicolo: 1 2012 un articolo di Tonino Cantelmi edEmiliano Lambiase: Dipendenza sessuale e metacognizione (Sexual addiction and metacognition)
Presentazione dell’articolo:
Questo contributo intende analizzare il rapporto tra la dipendenza sessuale ed il funzionamento metacognitivo, sia dal punto di vista esplicativo della patogenesi del disturbo che da quello descrittivo dei processi cognitivi correlati. In linea con le ipotesi di Caretti e coll. (Caretti, Di Cesare, 2005; Caretti et al., 2005; Caretti, 2008) riteniamo che i malfunzionamenti centrali alla base della dipendenza sessuale siano l’alessitimia, la dissociazione e la disregolazione emotiva. Tra questi, però, a nostro avviso, non è possibile definire a priori, in modo univoco, quale sia il più centrale o il primo nel percorso di sviluppo della patologia, e quali quelli che da quest’ultimo dipendono. Piuttosto, la situazione può variare da paziente a paziente dando origine a modalità diverse di espressione della dipendenza sessuale.
Keywords: Dipendenza sessuale, metacognizione, alessitimia, dissociazione, regolazione emotiva, ipersessualità.
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Sexual Addiction & Metacognition - Poster presentato da Emiliano Lambiase e Tonino Cantelmi al "2011 SASH National Conference"
Lambiase, E. & Cantelmi, T. (2011),Sexual addiction & metacognition.
Poster presentato al "2011 SASH National Conference" dal titolo "Creating a Culture of Healty Sexuality: Sexual Addiction, Treatment and Trauma", San Diego, CA, 21/9/2011.
METACOGNITIVE HISTORY
In 2004 we joined a research project that took over the presence of three core metacognitive disorders: alexithymia, emotional dysregulation and dissociation (Caretti & Di Cesare, 2005; Caretti et al., 2005; Caretti, 2008).
For Caretti & coll. (Caretti et al., 2005 ) alexithymia and emotional dysregulation are elements at the foundation of the dissociation and its utilization, through the sexual behavior, in order to restore emotional balance.
Lambiase (2009), using the metacognitive model developed by the Third Center of Cognitive Psychotherapy (Dimaggio, Semerari, Carcione, Nicolò & Procacci, 2007), argued that the relationship among them is not necessarily so rigid and sequential.
Later, Lambiase and Cantelmi studied in depth the link among these metacognitive disorders highlighting also how some more may be revealed (Lambiase & Cantelmi, 2011b) and, furthermore, they showed how a metacognitive conceptualization of the case can help the comprehension and the therapeutic intervention (Lambiase & Cantelmi, 2011a).
MAIN METACOGNITIVE DISORDERS
The malfunction of the SELF-REFLECTIVE MONITORING is highlighted by the difficulty of the addicted to recognize his needs and emotions, tending to mask or manage them through the sexual behavior; or tending to confuse the sexual attraction intensity with the emotional bond intensity. It’s also present the tendency to confuse physical signals associated with negative emotions as precursors of sexual desire or, anyway, with the need to put sexual behaviors into effect.
The sex addicted may consider these associations like facts without considering the option of alternative interpretations, revealing, in this way, a disorder of Differentiation, too.
The malfunction of the MASTERY consists in the difficulty to appeal to mental resources to solve tasks or to control difficult cases. Each individual will tend to use the strategies in which is more able tending, at times, to reiterate them as the only mode of solving problems and, for the sex addicted, these modalities are the sexual behaviors and associated rituals. Particularly, the use of the sexual behavior in order to change mental states is a strategy that requires a low level of reflexivity. This reiterated and recursive use restricts the addicted ability to access to higher reflective functions which tend to atrophy.
The bad-functioning of the INTEGRATION makes sex-addicted’s minds confused and dissociated, especially in times of sexual activity. They gradually begin to dissociate themselves from reality and to implement a series of rituals that more and more accentuate this break. In this way they lose the control over the length, the extension and the ways of the sexual acting-out. The more the bad-functioning grows, the more the fields in wich it reaveles itself increase, going beyond those involving sexual activity, becoming increasingly pervasive in the person's life. In addition, it happens increasingly easier. In these moments of dissociation the addicted may lose touch with their values or the perception of the relationship with the partner. This encourages to put repeated betrayals of the partner and themselves. In addition to strict models of their needs and emotions management - they try to manage them more and more compulsively through the sexual behavior - sex-addicted people have also strict, repetitive and often very poor ways to relate to others and to live their own life. They don’t have a wide and flexible range of stories to guide their behavior.
PERIPHERAL METACOGNITIVE DISORDERS
Regarding the malfunctioning of the MONITORING OF THE OTHER PEOPLE’S MIND many sex-addicts are mainly focused on the satisfaction of their own wishes, showing difficulty in putting themselves in the others’ mind. Moreover, it may very often lack a real interest in understanding it. In this way the consequences of their sexual behavior on others may be underestimated, or not considered. This malfunctioning may occur only at times of sexual activity, or be steadily present and at the roots of a neglectful, manipulative or abusive towards others lifestyle. We do not consider central this malfunctioning as many sex-addicts retain intact the ability to understand the others’mind, experiencing a lot of feelings of guilt for failing to control their sexual behavior despite this awareness. But others make good use of their ability in getting in the shoes of the other and understanding him in order to manipulate or seduce him.
The malfunctioning of the DECENTRALIZATION may show itself in the tendency to use sex as a lens for interpreting the other people’s behaviors and intentions. For example, they may be attributed to the interlocutor some potential agreements in reality inexistent, or it may be assumed in the other an attempt to reveal the addict’s secret life. Then, the addict’s desires and fears can be projected more and more in the other’s mind. In any case we do not believe this is a central malfunction as many addicts keep intact the ability to decentralize themselves, being able to distinguish properly between the situations or persons who allow to act out the sexual desires and those they have to keep distance from.
METACOGNITIVE CONSEQUENCES
Further consequences may arise from these metacognitive malfunctionings, such as a disorder in the ability to represent the goals to themselves, that is expressed in the centrality of sex research compared to all other needs, or a disturbance in the ability of the sharing and the belonging to a group.
BIBLIGRAPHYDimaggio, G., Semerari, A., Carcione, A., Nicolò, G., & Procacci, M. (2007). Psychotherapy of Personality Disorders: Metacognition, States of Mind and Interpersonal Cycles. New York, NY: Routledge.
Lambiase, E. (2009). La dipendenza sessuale. Nuovi modelli clinici e proposte di intervento terapeutico. II edizione. Roma: LAS.
Lambiase, E., & Cantelmi, T. (2011a). Un caso di dipendenza sessuale: vantaggi di un’analisi condotta in termini di sistemi motivazionali e di sottofunzioni metacognitive. Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale, 17, 1, 99-118.
Lambiase, E., & Cantelmi, T. (2011b). Dipendenza sessuale e metacognizione. Rivista di sessuologia clinica (approved and in press).
Imparare a giocare con la lavagna interattiva multimediale - Abstract tratto dalla Tesi di Laurea in Pegagogia speciale di Elena Duccillo Università degli studi Roma Tre
Una riflessione sull’apprendimento e sul gioco nella scuola (lett. = quali attività scolastiche); una ricerca per dimostrare che entrambe le azioni hanno la stessa importanza e pari valore nell’età evolutiva.
Tutti i bambini giocano, alcuni hanno l’opportunità di farlo a casa e a scuola, disponendo di una guida sapiente e anche dell’apporto di nuove tecnologie; altri, invece, corrono il rischio di svilire le loro esperienze e di andare incontro a possibili disfunzionalità nella fase evolutiva dello sviluppo psicofisico.
Nei paesi industrializzati, i bambini hanno subìto un’estrema trasformazione cognitiva e comportamentale che non sempre è garanzia di crescita equilibrata. Infatti, molti pericoli sono in gran parte sottovalutati da genitori ed educatori.
Come vincere l’indifferenza generale? Come trattare con (affrontare) le situazioni emergenti e costruire un’esperienza educativa significativa? Quando si ama la vita ed il proprio lavoro non si può stare a guardare. Dopo una lunga elaborazione, i risultati (le conclusioni) di questo studio (lett. lavoro-work) descrivono aspetti e processi dell’insegnamento e dell’apprendimento attraverso il (per mezzo del) gioco. La ricerca tratta anche di (illustra le) tecnologie didattiche e di integrazione scolastica, frutto della mia ventennale esperienza di insegnante.
Learning and playing with the interactive white board - A reflection about learning and playing as activities at school.
A research to show that both the actions have the same importance and equal value in childhood.
All the children play: some have the opportunity to do it at home and at school, having a wise guide and also the contribution of new technologies; on the contrary, others take the risk of diminishing their experiences and reach out to possible dysfunction in their psychophysical development. In industrialized countries, children have undergone extreme cognitive and behavioral change, not automatically a guarantee of balanced growth. Actually, many dangers are underestimated by the parents and educators.
How to overcome the general indifference? How to deal with the emerging situations and build a significant educational experience? If you love life and your work, you cannot simply stand and watch.
After a long elaboration, the results of this work describe aspects and processes of teaching and learning by means of playing activity. The research also deals with educational technology and school integration, the fruit of my twenty years long experience as a teacher.
Le dipendenze comportamentali: descrizione e concettualizzazione - A cura di Tonino Cantelmi, presidente ITCI ed Emiliano Lambiase, psicoterapeuta ITCI Pubblicato su "Mente e Cura". Anno 1 - N.1-2/2010 Dicembre - settembre - CIC edizioni internazionali
Riassunto: Nel presente lavoro presentiamo una proposta di descrizione e concettualizzazione delle dipendenze comportamentali che tiene conto dell'esperienza clinica e di ricerca sinterizzata, nel corso degli anni, in diverse pubblicazioni. Nel tempo abbiamo definito un insieme di caratteristiche al fine di distinguere tra la normale fruizione di alcune attività e, invece, una loro messa in atto all'interno di dinamiche patologiche. Abbiamo distinto tra caratteristiche principali e secondarie. Le prime sono: fantasie ossessive circa il comportamento dipendente, fallimento nel tentativo di controllare i comportamenti dipendenti, ricerca reiterata e ricorsiva dei comportamenti dipendenti nonostante le conseguenze negative, conseguenze negative collegare ai comportamenti dipendenti, craving. A fianco a queste, ne abbiamo anche elencare alcune che, a nostro avviso, pur non dovendo necessariamente essere presenti per una diagnosi di dipendenza comportamentale, sono frequentemente associare e possono fornire informazioni impor-ranti sulla gravità della patologia. Presentiamo, infine, facendo riferimento al caso della dipendenza sessuale, una concettualizzazione che tiene conto delle dinamiche di attaccamento, del conseguente sviluppo metacognitivo e della progressiva attivazione degli altri sistemi motivazionali interpersonali.
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Le città invivibili - Pubbicato su "La Società" - Rivista scientifica della Fondazione Toniolo N.1/2011
A cura di Tonino Cantelmi - Universita Gregoriana Roma - Presidente ITCI e Marco Schicchitano - psicoterapeuta ITCI.
“Cos’ è oggi la città, per noi?” Penso d’aver scritto qualcosa come un ultimo poema d’amore alle città, nel momento in cui diventa sempre più difficile viverle come città. Forse stiamo avvicinandoci a un momento di crisi della vita urbana, e Le città invisibili, sono un sogno che nasce dal cuore delle città invivibili”.
A distanza di più di trenta anni dalla pubblicazione di Le città invisibili di Calvino, possiamo osservare quanto queste parole siano sensate e reali ora, nelle nostre città. Spesso infatti, l’intuito e la sensibilità degli artisti anticipano le osservazioni degli scienziati ed effettivamente oggi molte analisi attestano uno stato di malessere nelle città e nella società moderna. Secondo il Libro Verde sulla salute mentale il 27% dei cittadini europei adulti, almeno una volta, ha sofferto di una qualche patologia mentale, e si stima che entro il 2020 la depressione sarà la causa di malattia più frequente nei paesi industrializzati. Molti specialisti nel settore dell’assistenza psicologica dichiarano che “l’ondata di richieste d’aiuto, riflette l’angoscia di un’intera popolazione”, la popolazione delle città. La città è divenuto il luogo dove si esprime il malessere dell’uomo moderno.
1 Introduzione
Criterio sommo di perfezione e bellezza è l’armonia e, per molti, massima espressione dell’armonia è l’uomo. Durer, Leonardo e altri sono artisti che hanno indagato e celebrato le proporzioni del corpo umano indicando nelle sue misure e relazioni il punto di riferimento per qualsiasi arte plastica o visiva. Riferirsi all’armonia del corpo umano, porre l’uomo a misura di tutte le cose, è un’idea centrale nel pensiero occidentale che ha influenzato anche l’urbanistica di varie epoche: le città venivano costruite prendendo come modello strutturale o punto di riferimento la conformazione del corpo umano. Per questo ogni città aveva un centro organizzativo ed amministrativo così come ogni corpo è governato dal capo e, similmente, vi era una linea di simmetria lungo la quale correva la principale via di comunicazione così come avviene lungo l’asse del corpo umano dove si trova la colonna vertebrale.
Evidentemente le politiche di amministrazione cittadina non si riferiscono più direttamente all’uomo come “mensura mundi”, né i piani regolatori moderni prendono a modello l’armonia strutturale del corpo umano per tracciare i progetti di urbanizzazione.
Tuttavia anche oggi la città parla sia dell’uomo che l’ha costruita sia dell’uomo che in essa vive e si forma. Concretamente, ad esempio, i molti fast-food presenti nelle metropoli permettono di dedurre che ci sono molte persone che non hanno tempo da dedicare alla preparazione del pasto; il successo delle discoteche, locali dove sembra essere portante la dimensione dello “stordimento” e la ricerca di emozioni travolgenti (volume della musica molto alto, luci stroboscopiche, droghe) indica nei giovani che cercano divertimento il bisogno di stimoli molto forti per svagarsi.
In questo senso possiamo dire che la città parla dell’uomo che la abita e riflettere su di essa aiuta a capire l’identità dell’uomo per il quale essa è costruita. L’anima della città è la visione antropologica imperante nella cultura di appartenenza.
Qual è la concezione di uomo che domina il panorama culturale e sociale della città moderna?
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Trapped in the web - Journal of CyberTherapy & Rehabilitation, Winter 2009 , Volume 2 , Issue 4
Tonino Cantelmi and Massimo Talli
In this review the authors, after an initial description of the “Internet phenomenon,” particularly of the psychological and psychopathological risks related to its use, propose to the reader a series of works on this theme developed during recent years. In this review many interesting aspects are discussed such as the problem of defining the syndrome and the possible diagnostic criteria, the explanatory models proposed by various authors and possible therapy options to treat the syndrome.
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Le Dipendenze Comportamentali - Pubblicato in Psicobiettivo 2004.
"Dipendenza da gioco d'azzardo, dipendenza sessuale, dipendenza da internet, dipendenza affettiva, spesa compulsiva"
AUTORI: Tonino Cantelmi, Emiliano Lambiase, Adriana Sessa
Riassunto: Tra i disturbi mentali che ultimamente si stanno diffondendo sempre più rapidamente ci sono le dipendenza comportamentali. Tra queste ad esempio: la dipendenza dal gioco d’azzardo, la dipendenza sessuale, la dipendenza da Internet, la dipendenza affettiva e la spesa (shopping) compulsiva. Per la maggior parte delle persone queste attività rappresentano parte integrante del normale svolgimento della vita quotidiana, ma per alcuni individui possono assumere caratteristiche patologiche, fino a provocare gravissime conseguenze.
A livello economico si manifesta spesso una diminuzione del patrimonio familiare dovuta alle spese che riguardano direttamente il comportamento oggetto della dipendenza o dovute alla perdita del proprio posto di lavoro a causa dei comportamenti compulsivi interferenti con l’attività lavorativa.
Le conseguenze emotive più frequenti ed evidenti sono relative alla repressione dei sentimenti e delle emozioni, o all’incapacità di gestirli ed integrarli, con una conseguente interruzione della crescita emotiva. Parallelamente si sviluppano sentimenti negativi come senso di colpa e vergogna, depressione, perdita dell’autostima, perdita di scopi per la propria vita. Un blocco delle proprie emozioni implica anche un progressivo isolamento sociale in quanto le nostre relazioni intime si basano fondamentalmente su uno scambio ed una comprensione emotivi.
A livello cognitivo i dipendenti manifestano problemi di attenzione (mancanza di concentrazione, di acuità mentale, di vivacità e vigilanza, intrusione di pensieri e fantasie non volute), distorsioni sui modo di pensare (mentire, negare, razionalizzare, minimizzare e proiettare) e convinzioni di base disfunzionali (riguardo se stessi, i propri bisogni, le relazioni e il comportamento dal quale dipendono).
Le conseguenze sociali implicano problemi di l’interazione con le altre persone (famiglia, amici, conoscenti e colleghi di lavoro), con l’incapacità di aprirsi agli altri, relazionarsi con loro in maniera intima e di comprendere i loro stati emotivi, i loro pensieri e bisogni. La conseguenza è un progressivo isolamento. Alcuni possono mantenere l’apparenza di avere degli amici che in realtà sono solo conoscenze. Spesso, le loro amicizie sono superficiali o manipolative e l’interesse nelle relazioni può essere rivolto quasi elusivamente a quello che possono ottenerne. Spesso vi sono anche gravi problemi matrimoniali, dovuti alla trascuratezza, da parte del dipendente, del suo ruolo in famiglia oppure a suoi comportamenti di tipo provocatorio o aggressivo.
Un ruolo di rilievo tra le dipendenze comportamentali lo stanno sempre più assumendo la dipendenza sessuale e la dipendenza da psicotecnologie (Internet). Il primo è un elemento costitutivo della nostra vita, ci è proprio in quanto esseri umani, mentre le seconde sono entrate a far parte della nostra vita in modo quasi insostituibile. Un tipo di dipendenza comportamentale che si sta sviluppando in modo ancora più rapido, e che consiste in una sintesi di queste due dipendenze, e la dipendenza dal cybersesso.
In base alla nostra esperienza c1inica e al confronto con la letteratura scientifica sull’argomento, possiamo ipotizzare alla base di questo disturbo un deficit emotivo basato sul sentimento della vergogna ed uno cognitivo che si fonda su alcune credenze di base disfunzionali. A questi si aggiunge un deficit metacognitivo che favorisce, tra l’altro, l’incapacità della persona di orientare i propri comportamenti ad uno scopo, di governarli e di controllare i propri impulsi.
Vediamo più nel dettaglio questi tre tipi di dipendenza, tramite la presentazione di un caso c1inico, per poi presentare una concettualizzazione cognitiva generale delle dipendenze comportamentali.
Internet Addiction Disorder, I primi casi clinici di rete - dipendenza
Ecco il primo articolo apparso in Italia sulla dipendenza da Internet a cura di Tonino Cantelmi e Massimo Talli. Pubblicato dalla rivista scientifica“Psicologia Contemporanea” nel numero di Nov- DIC 1998
IL RISCHIO PSICOPATOLOGICO
Oltre agli innegabili vantaggi che la rete delle reti offre ai suoi milioni di utenti, negli ultimi anni stanno diventando sempre più evidenti le conseguenze sull’ uomo di questa nuova tecnoologia. L’ lnternet Addiction Disorder (IAD) è una dipendenza concreta e provoca problemi sociali e relazionali, una sorta di patologia caratterizzata da sintomi che potremmo definire astinenziali e problemi economici. Se all’ inizio l’utente avverte solo il bisogno di aumentare il tempo trascorso a navigare in rete, con il passare del tempo s’ instaura, in modo subdolo, la consapevolezza di non poter più riuscire a sospendere, o quanto meno ridurre, l’ uso di Internet.
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Predigitali, generazione di mezzo, nativi digitali: il silenzio degli adulti, la grande fuga dei genitori e la nuova sfida educativa.
Come ho già detto nel numero precedente, il III millennio sembra essere caratterizzato dalla più clamorosa crisi della “relazione interpersonale”, alla quale sembra rispondere la tecnologia attraverso tutte le nuove modalità di relazione (sms, chat, social network, ecc…). La relazione interpersonale face-to-face sembra lasciare il passo a forme di tecnomediazione della stessa, che l’uomo e la donna sembrano gradire di più. Questa tecnomediazione ha rapidamente guadagnato terreno in molte forme di relazione: l’amicizia, l’amore, l’apprendimento, l’informazione e molti altri ambiti dei rapporti interumani sono profondamente sconvolti dall’incursione della tecnologia digitale. La rivoluzione digitale sembra inoltre essere alla base di una sorta di mutazione antropologica: per questo ho definito gli adulti di oggi “generazione-di-mezzo” (affascinati dalla tecnologia ed alti utilizzatori della stessa, ma dotati di un sistema mente-cervello predigitale e figli di una generazione pre-digitale oggi in estinzione) e i bambini di oggi “nativi-digitali” (cresciuti cioè in costanti immersioni telematiche attraverso i videogiochi, il cellulare, il computer, l’MP3 e pertanto dotati di nuove organizzazioni cognitive-emotive e forse di un cervello diverso). Dal mio punto di vista siamo alle soglie di una sorta di mutazione antropologica. Chi sono dunque i “nativi digitali”?
In alcuni lavori ho definito “nativi digitali” quanti nati nel III millennio e sottoposti a profonde, pervasive e precoci immersioni nella tecnologia digitale ed ho dichiarato che le osservazioni attuali già ci consentono di notare vere e proprie mutazioni del sistema cervello-mente. I nativi digitali imparano subito a manipolare parti di sé nel virtuale attraverso gli avatar e i personaggi dei videogiochi, sviluppano ampie abilità visuospaziali grazie ad un apprendimento prevalentemente percettivo, viceversa non sviluppano adeguate capacità simboliche (con qualche modificazione di tipo metacognitivo), utilizzano il cervello in modalità multitasking (cioè sanno utilizzare più canali sensoriali e più modalità motorie contemporaneamente), sono abilissimi nel rappresentare le emozioni (attraverso la tecnomediazione della relazione), un po’ meno nel viverle (anzi apprendono a scomporre l’esperienza emotiva e a viverla su due binari spesso non paralleli, quello dell’esperienza propria e quello della sua rappresentazione), sono meno abili nella relazione face-to-face, ma molto capaci nella relazione tecnomediata, e, infine, sono in grado di vivere su due registri cognitivi e socioemotivi, quello reale e quello virtuale. Inoltre non hanno come riferimento la comunità degli adulti, poiché, grazie alla tecnologia, vivono in comunità tecnoreferenziate e prevalentemente virtuali, nelle quali costruiscono autonomamente i percorsi del sapere e della conoscenza.
È in questo contesto che si assiste ad un fenomeno straordinario: il silenzio degli adulti e lo smarrimento dei figli, che potremmo definire “figli orfani di maestri”. I “figli orfani di maestri” sono però “nativi digitali”, dunque capaci costruire comunità tecnoreferenziate di bambini e di adolescenti, dotate di tecnologie e saperi propri, che non hanno più bisogno di adulti. Ed ecco profilarsi una nuova emergenza: l’emergenza educativa.
Ho definito i genitori di oggi, utilizzando una metafora altrui divenuta ormai famosa, quella della liquidità, “genitori liquidi”. Si tratta di genitori che appartengono alla generazione-di-mezzo, capaci di utilizzare la tecnologia digitale ed anzi da essa affascinati, che hanno un profilo su facebook come i loro figli, che scimmiottano i figli stessi utilizzando il dialetto tecnologico degli adolescenti e che sono pienamente avvolti dalle dinamiche narcisistiche del contesto attuale. Sono genitori affettuosi, preoccupati per i loro figli, accudenti, ma hanno rinunciato ad educare, cioè a trasmettere visioni della vita, narrazioni, assetti valoriali e di significato, riflessioni di senso. In altri termini vogliono bene ai loro figli, sono affettuosi, accudenti ma non educanti. Il rapporto educativo è sempre l’incontro tra due libertà, tuttavia nell’ambito del rapporto genitori-figli esiste uno sbilanciamento, progressivamente riequilibrato, proprio dei due ruoli. Il genitore liquido però subisce il tema dell’ambiguità, della fluidità dei ruoli, del narcisismo e del bisogno di emozioni e la relazione educativa ne risulta sbiadita proprio nella sua essenza. In questo senso il genitore liquido è un genitore silente, che rinuncia a narrare e a narrarsi, rinuncia a trasmettere una visione della vita, a dare criteri di senso per le scelte, limitandosi ad offrire una molteplicità di scelte che non possono non determinare un profondo smarrimento nel figlio.
D’altro canto la generazione attuale vive due fenomeni a tenaglia, capaci di spegnere progressivamente la fiducia e la speranza. Il primo fenomeno è il silenziamento del desiderio: il bambino “viziato” è quel bambino i cui desideri sono soddisfatti prima ancora che li possa manifestare, sono cioè prevenuti e pertanto privi di desideri. Il secondo fenomeno è caratterizzato dall’affermarsi di una visione del futuro nella quale il futuro stesso è percepito come una minaccia e non come una attesa. I due fenomeni sono alla base di un nichilismo psicologico, che si aggira fra i giovani come un fantasma inquietante e che penetra nelle profondità dell’anima. In questo senso potremmo definire questa epoca come l’epoca delle passioni tristi, in cui sta crescendo una generazione orfana di maestri, profondamente segregata dal mondo degli adulti e, però, capace di riorganizzarsi attraverso comunità tecnoreferenziate, dotate di propri saperi, percorsi, costruzioni della conoscenza e visioni grazie ad una tecnologia capace di costruire ragnatele relazionali nuove, liquide, leggere e infinite.
A proposito dell’educazione si parla oggi di “emergenza educativa”. Gli adulti da almeno un decennio hanno progressivamente rinunciato ad educare. Ma cosa significa educare, se non farsi carico dell’altro attraverso una relazione autentica, piena, autorevole e aperta alla trasmissione di una visione valoriale e densa di significati della vita? In questo senso educare vuol dire riscoprire il valore della relazione e avviene attraverso la riscoperta della narrazione. Narrare se stessi, la propria vita, la vita della famiglia e della società nella quale viviamo significa trasmettere valori e visioni della vita. Questo richiede agli adulti una capacità innanzitutto di stare con i figli, di essere-per e di essere-con, di entrarci in relazione, di essere significativi ed anche affascinanti. Educare vuol dire anche accettare il rischio della libertà dell’altro, che può determinare momenti difficili e conflittuali. Educare vuol dire trasmettere qualcosa che ci è proprio, che è fatto nostro e dunque significa anche mettersi in discussione, perché educare vuol dire essere autorevoli, e quindi competenti, esperti, ma soprattutto coerenti e responsabili. Se dopo il tempo della liquidità, tornerà il tempo della riscoperta del valore del legame e della relazione, questo sarà perché alcuni adulti coraggiosi avranno accettato la sfida dell’educazione, restituendo così all’umanità del terzo millennio la fiducia nella vita e la speranza nel futuro.
(Fonte: Punto Famigliai per effettuare modifiche)
Tecnoliquidità - Fonte: Babele n. 17
La rivista Babele ha pubblicato, nel n. 17, un contributo del Prof. Cantelmi che affronta il tema dellaTecnoliquidità.
La rivista Babele nasce come un'iniziativa editoriale di Della Torre di San Marino, società che si occupa di progettazione e consulenza di interventi per la comunicazione e il comportamento con fini formativi e informativi, e viene edita dall'Associazione Sammarinese degli Psicologi.
L'intento della rivista, fin dal suo primo numero, è quello di riportare le esperienze provenienti dal mondo psi… per affrontare molte problematiche che si reputano particolarmente interessanti. Il nome del periodico, Babele. Verso uno scambio comunicativo, vuole sottolineare come vi sono nel mondo della cultura psicologica tanti linguaggi per comunicare, a volte, le stesse cose e come ci sono, a volte, tante confusioni che meritano di essere chiarite o, quantomeno, messe a confronto. Negli anni a venire, di fatto, la parola d'ordine degli scritti su BABELE è confronto.
Tra scuole di pensiero, approcci, modalità, ambiti di provenienza… Dalla psicologia archetipale al comportamentismo; dalle attività istituzionali alle esperienze degli studi privati, dalle ricerche dell'Università di Palermo ai convegni in Val d'Aosta. Oltre all'ambito prettamente psicologico, i testi pubblicati provengono dalle discipline mediche, pedagogiche e riabilitative.
Con il passare degli anni nascono rubriche specifiche, contenitori preziosi per le aree tematiche maggiormente sentite.
http://www.babelenews.net/
il 17° numero di Babele - In questo numero:
l'immaginale "Mitologie della psiche"
Seminario del 26 maggio 2012
EDIPO RIVISITATO
La leggenda di Edipo di Gabriella Toscano
Rivisitare Edipo di Magda Di Renzo
Le due anguille di Simona Carfi
Cinema e letteratura, una lettura psicodinamica
Il giovane Holden di Sara Guzzardi
Magi informa
Aranciata Amara di Geni Valle
Quando il gioco non è più in gioco di Paola Binetti
Figlie del Mediterraneo a cura di Rosa Rita Ingrassia
Nei Luoghi del fare anima di Riccardo Mondo (recensione di Bianca Gallerano)
Ascoltarsi, ascoltare di Vittorio Luigi Castellazzi
Luoghi di cura
Tecnoliquidità di Tonino Cantelmi
Pensare all'ascolto per favorire le relazioni educative di Elisabetta Leslie Papacella
BUONA LETTURA!
Per i numeri arretrati visita l'archivio su www.babelenews.net
Attachment disorganization and dissociation in virtual worlds: a study on problematic internet use among players of online role playing games - Clinical Neuropsychiatry (2012) 9, 5, 195-202
Autori: Adriano Schimmenti, Fanny Guglielmucci, Ghiara Barbasio, Antonella Granieri
Si propone un interessante articolo pubblicato su Clinical Neuropsychiatry. L’articolo presenta una ricerca empirica volta all'approfondimento della relazione tra dipendenza da internet e attaccamento insicuro e disorganizzato. La ricerca ha considerato tutte le diverse forme di dipendenze correlate all'utilizzo di internet: dipendenza da social networking, cybersex, il gioco d'azzardo on-line, dipendenza da giochi di ruolo (Cantelmi e Talli 2009) e le ha correlate con una grande quantità di variabili psicologiche: ansia, timidezza, ritiro sociale (Whang et al. 2003), disturbi dell'umore, deficit di attenzione, dissociazione, l'alessitimia e gli stili di attaccamento insicuro e disorganizzato. L’analisi si è focalizzata soprattutto sui dipendenti da gioco di ruolo.
Abstract
Objective: internet addiction was linked both theoretically and empirically with attachment insecurity and dissociation; however, there is a lack of studies exploring the associations between attachment disorganization, dissociation, and problematic internet use.
Method: in this study, an internet-based survey administered by means of the internet Addiction test (iAt) was conducted among the players of an italian multi-user dungeon in order to select a subsample of people who showed significant symptoms of Internet abuse. Among the 250 cases eligible for data analysis, 36 players (13.5%) scored above the iAt cut-off for a problematic internet use. these players were contacted for a second phase of the study in which they were administered the Adult Attachment interview and the revised dissociative experience scale.
Results and Conclusions: There was a high prevalence of attachment disorganization (47%) among these players; they also reported significant dissociative experiences. A mediation study showed that dissociation mediated the effect of attachment disorganization on the internet addiction scores, thus supporting the idea that people higly involved with the internet role-playing games can use dissociation to protect the self from memories of loss, neglect and abuse experienced in the attachment relationships.
Key words: internet addiction, attachment disorganization, dissociation, Adult Attachment interview, online role- playing games
PDF completo dell’articolo
Condotte Tecno- Additive nell'era del Narcisismo Digitale - estratto da periodico quadrimestrale Anno XXXIII n.2-3- Maggio - Dicembre 2012.
"Condotte Tecno-Additive nell'era del Narcisismo Digitale"
Un sempre più crescente utilizzo dei social network e della Rete, secondo molti, incoraggia lo sviluppo della cultura narcisistica, nella quale l’apparire diviene più importante dell’essere. L’esibizione di identità artefatte e seducenti, ottenute grazie a foto ritoccate per essere più “belli” e “trendy”, il numero di contatti stimato secondo un quoziente numerico QDOS, la necessità di un confronto continuo per ottenere approvazione e conferme, portano i blogger e gli internauti di oggi a sviluppare la SND (Sindrome Narcisistica Digitale). Nella sindrome l’interesse principale è ottenere la “web attenzione” ed apparire seducenti ed affascinanti al fine di soddisfare un proprio bisogno di riconoscimento e superiorità. Assistiamo così ad una sovrapposizione della Real Life con la Virtual Life con la nascita di una vera e propria dipendenza denominata Interent Addiction (IA) che, mentre in origine interessava una specifica tipologia di individui socialmente emarginati, oggi crediamo includa anche altri profili psicologici.
Il Test del disegno della figura umana - Prefazione a cura di Tonino Cantelmi
Prefazione a cura di Tonino Cantelmi del volume “Il Test del disegno della figura umana”, edito da FrancoAngeli, 2012 a cura di Leonardo Roberti.
A che servono i test? Sono davvero utili ed esplicativi o sono da assimilare alle divinazioni dei tarocchi e dei fondi di caffè? Nonostante il progresso scientifico, ancora, fra la gente comune, alberga diffidenza e scetticismo rispetto ai test psicologici. “Davvero dottore lei mi può capire meglio se faccio i test?”.“Davvero”, rispondo in genere. E spiego che i test sono un ausilio formidabile in tante circostanze. Questo libro vuole rispondere alla domanda di “scientificità” dei test e mettere a disposizione degli psicologi e degli psichiatri strumenti efficaci e validi.
Molto è stato già scritto sull'argomento, ma nessun lavoro ancora ha tenuto veramente conto della necessità dello psicologo, alle prime armi e non, di costruirsi una professionalità sempre più specialistica e scientifica, a fronte di un mercato del lavoro che premia, oggi più che mai, il sapere spendere le conoscenze acquisite. L’esperienza clinica e didattica dell’Autore, Leonardo Roberti, che da anni è impegnato nell'insegnamento della psicodiagnostica sul territorio nazionale, lo portano a rispondere concretamente a questa necessità, facendo tesoro oltre che di un’approfondita conoscenza della materia, anche, e soprattutto, dei continui feedback ricevuti da centinaia di studenti di psicologia, psicologi e psicoterapeuti, coi quali si è confrontato cogliendone istanze, dubbi e suggerimenti.
Per tali motivi quest’opera risente sin dai primi capitoli, apparentemente più accademici e teorici, di un taglio essenzialmente pratico e immediatamente fruibile nella quotidiana esperienza lavorativa dello psicologo, impegnato ad esempio nei contesti sanitari, pubblici o privati, oppure nominato dal giudice per rispondere a quesiti in merito alla capacità genitoriale, o impiegato all'interno dell’azienda nella selezione delle risorse umane.
Oltre all’intento di fornire uno strumento di consultazione di facile lettura e immediato utilizzo nel campo, questo manuale presenta tre fondamentali novità rispetto al panorama letterario attuale riguardante l’argomento:
• Una revisione degli indici interpretativi, alla luce delle evidenze empiriche emerse dalle ricerche più recenti, tradotti con un linguaggio clinico, fruibile da qualunque psicologo psicoterapeuta, a prescindere dalla propria scuola di pensiero o orientamento psicoterapeutico;
• Una nuova sistematizzazione degli indici in accordo con una visione olistica della persona, che considera l’individuo come un fenomeno vivente unico ed irripetibile, non etichettabile in base ad oramai superate logiche classificatorie, purtroppo ancora presenti in alcuni contesti di cura;
• La presentazione di una metodologia di somministrazione e d’inchiesta, rigorosa ed esaustiva, applicabile in tutti i contesti nei quali lo psicologo può trovare ad operare (clinico, giuridico peritale, di selezione, di ricerca), con un’attenta analisi di tutte le variabili intervenienti che, se sottovalutate e non prontamente controllate dal clinico, possono inficiare le sue ipotesi diagnostiche.
Il presente Manuale sul Test del Disegno della Figura Umana rappresenta solo una piccola parte di un progetto di più ampio respiro, che vede coinvolta l’intera equipe del Centro Italiano di Psicodiagnostica Integrata (CIPI), centro fondato da psicologi, con l’intento di promuovere la conoscenza e il corretto impiego dei reattivi mentali nell'ambito della ricerca, della clinica e del settore giuridico-peritale.
Modellizzazione neurale dei disordini mentali - Schizofrenia, cap 7
Si propone il Capitolo 7 "Schizofrenia" del Volume "Modellizzazione neurale dei disordini mentali" del 2000 scritto da T. Cantelmi, M. De Murtas, E. Ermanie e L. Sorrentino Zanello.
La schizofrenia è senz'altro il più complesso dei disordini mentali e da quando Kraepelin l'ha descritta come sindrome unitaria è stata considerata un disturbo a forte connotazione organica. L'ipotesi di una alterazione strutturale del cervello come causa del quadro clinico caratteristico della malattia è sostenuta dal carattere gravemente destrutturante del disturbo, dall'analoga sintomatologia con alcune psicosi a dimostrata base organica e dalla scarsa influenzabilità del quadro clinico da fattori psicologici. L'interpretazione della schizofrenia come malattia organica cerebrale ha stimolato, fin dall'inizio del secolo, una lunga serie di lavori finalizzati ad identificare la lesione o le lesioni del cervello che potessero essere legate eziopatologicamente all'insorgere della malattia. In questo contesto gli studi sulle alterazioni morfologiche, disponibili in seguito all'introduzione di metodi di indagine sempre più sofisticati, giocano un ruolo importante in quanto hanno permesso di collegare le lesioni strutturali alle alterazioni funzionali ed entrambe al quadro clinico della malattia. Parallelamente allo sviluppo di questa ‘ipotesi lesionale' della schizofrenia, a partire dalla fine degli anni 80, un sempre più vasto numero di neuroricercatori di formazione diversa (psichiatri, fisici, matematici, psicologi) hanno sviluppato modelli di reti neurali, nei quali l' induzione di particolari lesioni ha prodotto comportamenti dinamici che possono costituire efficaci metafore descrittive di alcune manifestazioni psicotiche tipiche della schizofrenia.
In particolare la nostra attenzione si è rivolta ad un modello computazionale di rete ANN, basato su una ipotesi formulata dal neuropsichiatra Stevens, che cerca di spiegare la patogenesi della schizofrenia.
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Neurobiological Correlates of EMDR Monitoring – An EEG Study
Autori: Marco Pagani, Giorgio Di Lorenzo, Anna Rita Verardo, Giampaolo Nicolais, Leonardo Monaco,
Giada Lauretti, Rita Russo, Cinzia Niolu, Massimo Ammaniti, Isabel Fernandez, Alberto Siracusano
1 Institute of Cognitive Sciences and Technologies, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Rome, Italy, 2 Department of Systems Medicine, University of Rome ‘‘Tor
Vergata’’, Rome, Italy, 3 EMDR Italy Association, Bovisio Masciago (MI), Italy, 4 Department of Developmental and Social Psychology, ‘‘Sapienza University of Rome’’, Rome,
Italy, 5 International Psychoanalytical Association, ‘‘Sapienza University of Rome’’, Rome, Italy
Abstract
Background: Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR) is a recognized first-line treatment for psychological trauma. However its neurobiological bases have yet to be fully disclosed.
Methods: Electroencephalography (EEG) was used to fully monitor neuronal activation throughout EMDR sessions including the autobiographical script. Ten patients with major psychological trauma were investigated during their first EMDR session (T0) and during the last one performed after processing the index trauma (T1). Neuropsychological tests were administered at the same time. Comparisons were performed between EEGs of patients at T0 and T1 and between EEGs of patients and 10 controls who underwent the same EMDR procedure at T0. Connectivity analyses were carried out by lagged phase synchronization.
Results: During bilateral ocular stimulation (BS) of EMDR sessions EEG showed a significantly higher activity on the orbitofrontal, prefrontal and anterior cingulate cortex in patients at T0 shifting towards left temporo-occipital regions at T1. A similar trend was found for autobiographical script with a higher firing in fronto-temporal limbic regions at T0 moving to right temporo-occipital cortex at T1. The comparisons between patients and controls confirmed the maximal activation inthe limbic cortex of patients occurring before trauma processing. Connectivity analysis showed decreased pair-wise interactions between prefrontal and cingulate cortex during BS in patients as compared to controls and between fusiform gyrus and visual cortex during script listening in patients at T1 as compared to T0. These changes correlated significantly with those occurring in neuropsychological tests.
Conclusions: The ground-breaking methodology enabled our study to image for the first time the specific activations associated with the therapeutic actions typical of EMDR protocol. The findings suggest that traumatic events are processed at cognitive level following successful EMDR therapy, thus supporting the evidence of distinct neurobiological patterns of brain activations during BS associated with a significant relief from negative emotional experiences.
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I giovani ai tempi di Twitter - periodico bimestrale della comunità del diaconato in Italia
Autore: Tonino Cantelmi
Anno di pubblicazione marzo/aprile 2012
II passaparola elettronico e la sua capacità di influenzare le opinioni trova forse una delle sue più evidenti espressioni in Twitter, che rappresenta il social network che più realizza il crowdsourcing, cioè lo sforzo collettivo di costruire una metodologia di collaborazione tra le persone, con inevitabili ricadute sulla credibilità dell’azione politica dei governi grazie alla possibilità di spostare il potere di influenzamento dalle gerarchie ai cittadini. Questa azione può essere svolta in modo costruttivo e democratico, ma al tempo stesso Twitter e in generale i new media possono prestarsi ad essere utilizzati come potentissimi strumenti per distruggere, confondere o seminare il caos. Così le trending topics sviluppate dall’incontrollato ping pong dei cinguettii di 140 caratteri si trasformano in onde off line rapide ed imprevedibili, che modificano il consenso dei cittadini, in una dialettica dentro-fuori (on line -off line) infinita ed incontrollabile. Tutto ciò avviene nell’epoca della globalizzazione, caratterizzata, tra l’altro, dalla fine della Stato moderno e dalla separazione tra politica e potere: il potere e spalmato nel pianeta e non e più localizzato in un luogo definito, slittando di livello e sfuggendo al controllo dei cittadini. In questa separazione risiede I’origine della crisi della democrazia: i governi legittimamente votati e democraticamente eletti non hanno il potere di decidere e la globalizzazione non consente scelte locali. Per questo Twitter e i new media potrebbero rappresentare una delle risposte alla crisi della democrazia nell’epoca postmoderna. In altri termini nell’era della dittatura della globalizzazione, le manifestazioni di piazze e le “rivoluzioni” dell’epoca predigitale appaiono risposte insufficienti e prive di efficacia: se il potere è delocalizzato non ci sona “palazzi del potere” da scardinare ed assaltare. E allora, forse, la formazione del consenso e I’influenzamento dell’opinione potrebbero ripartire dal basso e rifondare una democrazia partecipata grazie al ciarliero, rapido, sincopato e planetario cinguettare di Twitter. Ma qual è l’estetica del mondo postmoderno tecnoliquido? Sostengo che la dimensione estetica prevalente, nella quale sembrerebbero crescere i nativi digitali, sia pervasa da tre elementi: il kitsch, il camp e il gusto horribilis.
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Gioco d'azzardo online - Fonte il delfino on line n.2 aprile 2012
I siti Internet che si occupano di gioco d’azzardo sono in straordinario incremento e permettono guadagni elevati. La chiave di questo successo è semplice: rispetto ai casinò tradizionali richiedono meno costi, non necessitano di macchinari e di strumentazioni particolari e non hanno bisogno di personale. Nonostante questo, i casinò online riescono a offrire le stesse possibilità di gioco dei casinò tradizionali e, sebbene la spesa per accedere ad un casinò virtuale sia relativamente bassa, i profitti sono notevolmente alti.
Il gioco d’azzardo patologico è stato riconosciuto per la prima volta come disturbo mentale nel 1980, con la sua introduzione nel DSM-III all’interno dei Disturbi del Controllo degli Impulsi. Sebbene la maggior parte delle persone sembrano essere in grado di giocare responsabilmente, viene stimato che circa il 3% della popolazione lotta contro la dipendenza da gioco. Il primo casinò online, InterCasinò, è stato aperto nel 1996. All’epoca erano disponibili 18 giochi. Ora ci sono migliaia di siti Internet che promuovono il gioco d’azzardo e nuove forme di gioco appaiono quotidianamente. Non ci sono regolamentazioni ufficiali che disciplinino i casinò online e, così, i giocatori lo fanno a loro rischio e pericolo.
Qualche dato:
• Il gioco d’azzardo online è un’attività comune per gli adolescenti e i giovani adulti.
• Le ricerche suggeriscono che i giovani uomini sono i più propensi a giocare d’azzardo online.
• Il primo sito per il Bingo è stato creato nel 1998.
• Il primo sito di poker online (PlanetPoker) ha iniziato l’attività nel 1998.
• Il guadagno totale dei casinò online è difficile da valutare ma, secondo una stima, sarebbe stato di circa 12 miliardi di dollari nel 2005 e di 15,2 miliardi di dollari nel 2006. Nel 2010 sono state di 29,3 miliardi e la previsione per il 2014 è di 40 miliardi di dollari.
• Circa un giocatore su 5 è a rischio di dipendenza.
• Circa il 4% degli adolescenti ha un problema con il gioco d’azzardo online.
In Italia, l’attività del gioco d’azzardo è la terza industria in Italia dopo Eni e Fiat. Ma a parte questo dato, ciò che preoccupa è che il nostro Paese è ai primissimi posti a livello mondiale per quanto riguarda la spesa pro-capite: da 500 euro all’anno a persona nel 2004, ad oltre 790 euro nel 2008, con un fatturato globale di circa 47,5 miliardi di euro. In alcune regioni d’Italia, le famiglie arrivano addirittura a “giocarsi” il 6,5% del proprio reddito complessivo. Tra l’altro sembra che chi gioca di più siano proprio gli indigenti, con ulteriore aggravio della propria situazione economica. Secondo i dati, infatti, investe di più in questa direzione chi ha un reddito inferiore: giocano il 47% degli indigenti, il 56% degli appartenenti al ceto medio-basso, il 66% dei disoccupati. Risulta perciò evidente come a fronte di un’importante contrazione dei consumi conseguente ad una crisi finanziaria senza precedenti, aumenti la voglia di giocare sperando nel colpo di fortuna. Da un punto di vista psicologico, infatti, è necessario sottolineare che la possibilità del “colpo di fortuna” rappresenta per chi è in difficoltà la possibilità di proiettarsi in un futuro. D’altra parte, l’Amministrazione dei Monopoli di Stato nel solo anno 2007 ha investito nella campagna marketing ben 21 milioni di euro. In pratica, la spesa in Italia per il gioco d’azzardo legalizzato è passata perciò dai 14 miliardi di euro nel 2000, ai 18 del 2002, ai 23 nel 2004, ai 28 nel 2005, ai 35 miliardi di euro nel 2006, ai 42 nel 2007, agli oltre 47,5 miliardi del 2008. Una considerazione che va fatta è che il trend di crescita del gioco autorizzato nel nostro Paese è evidentemente-attribuibile anche agli effetti delle manovre economiche. In effetti, bisogna ricordare che ogni anno, da molti anni a questa parte, lo Stato ha sempre introdotto nuove offerte di gioco d’azzardo pubblico (e quindi autorizzato). Di fatto, dobbiamo ricordare che si è passati dalle tre occasioni di gioco autorizzato alla settimana (anni ‘90: totocalcio, lotto e scommesse ippiche), alle continue occasioni di gioco attuali (win-for-life, gratta e vinci, sale bingo, slot-machines con più di 200.000 apparecchi diffusi in tutto il territorio nazionale, sale scommesse, poker on-line e così via). E purtroppo sono in crescita anche gli adolescenti che si indebitano per giocare, con una cifra che varia dai 300 ai 600 euro a persona. In particolare, la media nazionale dei ragazzi di età compresa tra i 15 ed i 24 anni che hanno giocato al videopoker e slot machines è del 46%: in pratica quasi la metà dei giovani in questa fascia d’età. Il problema è che spesso, per ripagare gli usurai che prestano loro i soldi, i ragazzi finiscono per svolgere attività quali spaccio di droga presso i propri amici ed altre attività illecite, spesso coinvolgendo o portando sul lastrico le famiglie di provenienza.
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Dipendenza Sessuale e Metacognizione - Rivista di Sessuologia Clinica
La rivista “Rivista di Sessuologia Clinica”, edita FrancoAngeli, ospita nel Fascicolo: 1 2012 un articolo di Tonino Cantelmi edEmiliano Lambiase: Dipendenza sessuale e metacognizione (Sexual addiction and metacognition)
Presentazione dell’articolo:
Questo contributo intende analizzare il rapporto tra la dipendenza sessuale ed il funzionamento metacognitivo, sia dal punto di vista esplicativo della patogenesi del disturbo che da quello descrittivo dei processi cognitivi correlati. In linea con le ipotesi di Caretti e coll. (Caretti, Di Cesare, 2005; Caretti et al., 2005; Caretti, 2008) riteniamo che i malfunzionamenti centrali alla base della dipendenza sessuale siano l’alessitimia, la dissociazione e la disregolazione emotiva. Tra questi, però, a nostro avviso, non è possibile definire a priori, in modo univoco, quale sia il più centrale o il primo nel percorso di sviluppo della patologia, e quali quelli che da quest’ultimo dipendono. Piuttosto, la situazione può variare da paziente a paziente dando origine a modalità diverse di espressione della dipendenza sessuale.
Keywords: Dipendenza sessuale, metacognizione, alessitimia, dissociazione, regolazione emotiva, ipersessualità.
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Sexual Addiction & Metacognition - Poster presentato da Emiliano Lambiase e Tonino Cantelmi al "2011 SASH National Conference"
Lambiase, E. & Cantelmi, T. (2011),Sexual addiction & metacognition.
Poster presentato al "2011 SASH National Conference" dal titolo "Creating a Culture of Healty Sexuality: Sexual Addiction, Treatment and Trauma", San Diego, CA, 21/9/2011.
METACOGNITIVE HISTORY
In 2004 we joined a research project that took over the presence of three core metacognitive disorders: alexithymia, emotional dysregulation and dissociation (Caretti & Di Cesare, 2005; Caretti et al., 2005; Caretti, 2008).
For Caretti & coll. (Caretti et al., 2005 ) alexithymia and emotional dysregulation are elements at the foundation of the dissociation and its utilization, through the sexual behavior, in order to restore emotional balance.
Lambiase (2009), using the metacognitive model developed by the Third Center of Cognitive Psychotherapy (Dimaggio, Semerari, Carcione, Nicolò & Procacci, 2007), argued that the relationship among them is not necessarily so rigid and sequential.
Later, Lambiase and Cantelmi studied in depth the link among these metacognitive disorders highlighting also how some more may be revealed (Lambiase & Cantelmi, 2011b) and, furthermore, they showed how a metacognitive conceptualization of the case can help the comprehension and the therapeutic intervention (Lambiase & Cantelmi, 2011a).
MAIN METACOGNITIVE DISORDERS
The malfunction of the SELF-REFLECTIVE MONITORING is highlighted by the difficulty of the addicted to recognize his needs and emotions, tending to mask or manage them through the sexual behavior; or tending to confuse the sexual attraction intensity with the emotional bond intensity. It’s also present the tendency to confuse physical signals associated with negative emotions as precursors of sexual desire or, anyway, with the need to put sexual behaviors into effect.
The sex addicted may consider these associations like facts without considering the option of alternative interpretations, revealing, in this way, a disorder of Differentiation, too.
The malfunction of the MASTERY consists in the difficulty to appeal to mental resources to solve tasks or to control difficult cases. Each individual will tend to use the strategies in which is more able tending, at times, to reiterate them as the only mode of solving problems and, for the sex addicted, these modalities are the sexual behaviors and associated rituals. Particularly, the use of the sexual behavior in order to change mental states is a strategy that requires a low level of reflexivity. This reiterated and recursive use restricts the addicted ability to access to higher reflective functions which tend to atrophy.
The bad-functioning of the INTEGRATION makes sex-addicted’s minds confused and dissociated, especially in times of sexual activity. They gradually begin to dissociate themselves from reality and to implement a series of rituals that more and more accentuate this break. In this way they lose the control over the length, the extension and the ways of the sexual acting-out. The more the bad-functioning grows, the more the fields in wich it reaveles itself increase, going beyond those involving sexual activity, becoming increasingly pervasive in the person's life. In addition, it happens increasingly easier. In these moments of dissociation the addicted may lose touch with their values or the perception of the relationship with the partner. This encourages to put repeated betrayals of the partner and themselves. In addition to strict models of their needs and emotions management - they try to manage them more and more compulsively through the sexual behavior - sex-addicted people have also strict, repetitive and often very poor ways to relate to others and to live their own life. They don’t have a wide and flexible range of stories to guide their behavior.
PERIPHERAL METACOGNITIVE DISORDERS
Regarding the malfunctioning of the MONITORING OF THE OTHER PEOPLE’S MIND many sex-addicts are mainly focused on the satisfaction of their own wishes, showing difficulty in putting themselves in the others’ mind. Moreover, it may very often lack a real interest in understanding it. In this way the consequences of their sexual behavior on others may be underestimated, or not considered. This malfunctioning may occur only at times of sexual activity, or be steadily present and at the roots of a neglectful, manipulative or abusive towards others lifestyle. We do not consider central this malfunctioning as many sex-addicts retain intact the ability to understand the others’mind, experiencing a lot of feelings of guilt for failing to control their sexual behavior despite this awareness. But others make good use of their ability in getting in the shoes of the other and understanding him in order to manipulate or seduce him.
The malfunctioning of the DECENTRALIZATION may show itself in the tendency to use sex as a lens for interpreting the other people’s behaviors and intentions. For example, they may be attributed to the interlocutor some potential agreements in reality inexistent, or it may be assumed in the other an attempt to reveal the addict’s secret life. Then, the addict’s desires and fears can be projected more and more in the other’s mind. In any case we do not believe this is a central malfunction as many addicts keep intact the ability to decentralize themselves, being able to distinguish properly between the situations or persons who allow to act out the sexual desires and those they have to keep distance from.
METACOGNITIVE CONSEQUENCES
Further consequences may arise from these metacognitive malfunctionings, such as a disorder in the ability to represent the goals to themselves, that is expressed in the centrality of sex research compared to all other needs, or a disturbance in the ability of the sharing and the belonging to a group.
BIBLIGRAPHYDimaggio, G., Semerari, A., Carcione, A., Nicolò, G., & Procacci, M. (2007). Psychotherapy of Personality Disorders: Metacognition, States of Mind and Interpersonal Cycles. New York, NY: Routledge.
Lambiase, E. (2009). La dipendenza sessuale. Nuovi modelli clinici e proposte di intervento terapeutico. II edizione. Roma: LAS.
Lambiase, E., & Cantelmi, T. (2011a). Un caso di dipendenza sessuale: vantaggi di un’analisi condotta in termini di sistemi motivazionali e di sottofunzioni metacognitive. Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale, 17, 1, 99-118.
Lambiase, E., & Cantelmi, T. (2011b). Dipendenza sessuale e metacognizione. Rivista di sessuologia clinica (approved and in press).
Imparare a giocare con la lavagna interattiva multimediale - Abstract tratto dalla Tesi di Laurea in Pegagogia speciale di Elena Duccillo Università degli studi Roma Tre
Una riflessione sull’apprendimento e sul gioco nella scuola (lett. = quali attività scolastiche); una ricerca per dimostrare che entrambe le azioni hanno la stessa importanza e pari valore nell’età evolutiva.
Tutti i bambini giocano, alcuni hanno l’opportunità di farlo a casa e a scuola, disponendo di una guida sapiente e anche dell’apporto di nuove tecnologie; altri, invece, corrono il rischio di svilire le loro esperienze e di andare incontro a possibili disfunzionalità nella fase evolutiva dello sviluppo psicofisico.
Nei paesi industrializzati, i bambini hanno subìto un’estrema trasformazione cognitiva e comportamentale che non sempre è garanzia di crescita equilibrata. Infatti, molti pericoli sono in gran parte sottovalutati da genitori ed educatori.
Come vincere l’indifferenza generale? Come trattare con (affrontare) le situazioni emergenti e costruire un’esperienza educativa significativa? Quando si ama la vita ed il proprio lavoro non si può stare a guardare. Dopo una lunga elaborazione, i risultati (le conclusioni) di questo studio (lett. lavoro-work) descrivono aspetti e processi dell’insegnamento e dell’apprendimento attraverso il (per mezzo del) gioco. La ricerca tratta anche di (illustra le) tecnologie didattiche e di integrazione scolastica, frutto della mia ventennale esperienza di insegnante.
Learning and playing with the interactive white board - A reflection about learning and playing as activities at school.
A research to show that both the actions have the same importance and equal value in childhood.
All the children play: some have the opportunity to do it at home and at school, having a wise guide and also the contribution of new technologies; on the contrary, others take the risk of diminishing their experiences and reach out to possible dysfunction in their psychophysical development. In industrialized countries, children have undergone extreme cognitive and behavioral change, not automatically a guarantee of balanced growth. Actually, many dangers are underestimated by the parents and educators.
How to overcome the general indifference? How to deal with the emerging situations and build a significant educational experience? If you love life and your work, you cannot simply stand and watch.
After a long elaboration, the results of this work describe aspects and processes of teaching and learning by means of playing activity. The research also deals with educational technology and school integration, the fruit of my twenty years long experience as a teacher.
Le dipendenze comportamentali: descrizione e concettualizzazione - A cura di Tonino Cantelmi, presidente ITCI ed Emiliano Lambiase, psicoterapeuta ITCI Pubblicato su "Mente e Cura". Anno 1 - N.1-2/2010 Dicembre - settembre - CIC edizioni internazionali
Riassunto: Nel presente lavoro presentiamo una proposta di descrizione e concettualizzazione delle dipendenze comportamentali che tiene conto dell'esperienza clinica e di ricerca sinterizzata, nel corso degli anni, in diverse pubblicazioni. Nel tempo abbiamo definito un insieme di caratteristiche al fine di distinguere tra la normale fruizione di alcune attività e, invece, una loro messa in atto all'interno di dinamiche patologiche. Abbiamo distinto tra caratteristiche principali e secondarie. Le prime sono: fantasie ossessive circa il comportamento dipendente, fallimento nel tentativo di controllare i comportamenti dipendenti, ricerca reiterata e ricorsiva dei comportamenti dipendenti nonostante le conseguenze negative, conseguenze negative collegare ai comportamenti dipendenti, craving. A fianco a queste, ne abbiamo anche elencare alcune che, a nostro avviso, pur non dovendo necessariamente essere presenti per una diagnosi di dipendenza comportamentale, sono frequentemente associare e possono fornire informazioni impor-ranti sulla gravità della patologia. Presentiamo, infine, facendo riferimento al caso della dipendenza sessuale, una concettualizzazione che tiene conto delle dinamiche di attaccamento, del conseguente sviluppo metacognitivo e della progressiva attivazione degli altri sistemi motivazionali interpersonali.
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Le città invivibili - Pubbicato su "La Società" - Rivista scientifica della Fondazione Toniolo N.1/2011
A cura di Tonino Cantelmi - Universita Gregoriana Roma - Presidente ITCI e Marco Schicchitano - psicoterapeuta ITCI.
“Cos’ è oggi la città, per noi?” Penso d’aver scritto qualcosa come un ultimo poema d’amore alle città, nel momento in cui diventa sempre più difficile viverle come città. Forse stiamo avvicinandoci a un momento di crisi della vita urbana, e Le città invisibili, sono un sogno che nasce dal cuore delle città invivibili”.
A distanza di più di trenta anni dalla pubblicazione di Le città invisibili di Calvino, possiamo osservare quanto queste parole siano sensate e reali ora, nelle nostre città. Spesso infatti, l’intuito e la sensibilità degli artisti anticipano le osservazioni degli scienziati ed effettivamente oggi molte analisi attestano uno stato di malessere nelle città e nella società moderna. Secondo il Libro Verde sulla salute mentale il 27% dei cittadini europei adulti, almeno una volta, ha sofferto di una qualche patologia mentale, e si stima che entro il 2020 la depressione sarà la causa di malattia più frequente nei paesi industrializzati. Molti specialisti nel settore dell’assistenza psicologica dichiarano che “l’ondata di richieste d’aiuto, riflette l’angoscia di un’intera popolazione”, la popolazione delle città. La città è divenuto il luogo dove si esprime il malessere dell’uomo moderno.
1 Introduzione
Criterio sommo di perfezione e bellezza è l’armonia e, per molti, massima espressione dell’armonia è l’uomo. Durer, Leonardo e altri sono artisti che hanno indagato e celebrato le proporzioni del corpo umano indicando nelle sue misure e relazioni il punto di riferimento per qualsiasi arte plastica o visiva. Riferirsi all’armonia del corpo umano, porre l’uomo a misura di tutte le cose, è un’idea centrale nel pensiero occidentale che ha influenzato anche l’urbanistica di varie epoche: le città venivano costruite prendendo come modello strutturale o punto di riferimento la conformazione del corpo umano. Per questo ogni città aveva un centro organizzativo ed amministrativo così come ogni corpo è governato dal capo e, similmente, vi era una linea di simmetria lungo la quale correva la principale via di comunicazione così come avviene lungo l’asse del corpo umano dove si trova la colonna vertebrale.
Evidentemente le politiche di amministrazione cittadina non si riferiscono più direttamente all’uomo come “mensura mundi”, né i piani regolatori moderni prendono a modello l’armonia strutturale del corpo umano per tracciare i progetti di urbanizzazione.
Tuttavia anche oggi la città parla sia dell’uomo che l’ha costruita sia dell’uomo che in essa vive e si forma. Concretamente, ad esempio, i molti fast-food presenti nelle metropoli permettono di dedurre che ci sono molte persone che non hanno tempo da dedicare alla preparazione del pasto; il successo delle discoteche, locali dove sembra essere portante la dimensione dello “stordimento” e la ricerca di emozioni travolgenti (volume della musica molto alto, luci stroboscopiche, droghe) indica nei giovani che cercano divertimento il bisogno di stimoli molto forti per svagarsi.
In questo senso possiamo dire che la città parla dell’uomo che la abita e riflettere su di essa aiuta a capire l’identità dell’uomo per il quale essa è costruita. L’anima della città è la visione antropologica imperante nella cultura di appartenenza.
Qual è la concezione di uomo che domina il panorama culturale e sociale della città moderna?
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Trapped in the web - Journal of CyberTherapy & Rehabilitation, Winter 2009 , Volume 2 , Issue 4
Tonino Cantelmi and Massimo Talli
In this review the authors, after an initial description of the “Internet phenomenon,” particularly of the psychological and psychopathological risks related to its use, propose to the reader a series of works on this theme developed during recent years. In this review many interesting aspects are discussed such as the problem of defining the syndrome and the possible diagnostic criteria, the explanatory models proposed by various authors and possible therapy options to treat the syndrome.
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Le Dipendenze Comportamentali - Pubblicato in Psicobiettivo 2004.
"Dipendenza da gioco d'azzardo, dipendenza sessuale, dipendenza da internet, dipendenza affettiva, spesa compulsiva"
AUTORI: Tonino Cantelmi, Emiliano Lambiase, Adriana Sessa
Riassunto: Tra i disturbi mentali che ultimamente si stanno diffondendo sempre più rapidamente ci sono le dipendenza comportamentali. Tra queste ad esempio: la dipendenza dal gioco d’azzardo, la dipendenza sessuale, la dipendenza da Internet, la dipendenza affettiva e la spesa (shopping) compulsiva. Per la maggior parte delle persone queste attività rappresentano parte integrante del normale svolgimento della vita quotidiana, ma per alcuni individui possono assumere caratteristiche patologiche, fino a provocare gravissime conseguenze.
A livello economico si manifesta spesso una diminuzione del patrimonio familiare dovuta alle spese che riguardano direttamente il comportamento oggetto della dipendenza o dovute alla perdita del proprio posto di lavoro a causa dei comportamenti compulsivi interferenti con l’attività lavorativa.
Le conseguenze emotive più frequenti ed evidenti sono relative alla repressione dei sentimenti e delle emozioni, o all’incapacità di gestirli ed integrarli, con una conseguente interruzione della crescita emotiva. Parallelamente si sviluppano sentimenti negativi come senso di colpa e vergogna, depressione, perdita dell’autostima, perdita di scopi per la propria vita. Un blocco delle proprie emozioni implica anche un progressivo isolamento sociale in quanto le nostre relazioni intime si basano fondamentalmente su uno scambio ed una comprensione emotivi.
A livello cognitivo i dipendenti manifestano problemi di attenzione (mancanza di concentrazione, di acuità mentale, di vivacità e vigilanza, intrusione di pensieri e fantasie non volute), distorsioni sui modo di pensare (mentire, negare, razionalizzare, minimizzare e proiettare) e convinzioni di base disfunzionali (riguardo se stessi, i propri bisogni, le relazioni e il comportamento dal quale dipendono).
Le conseguenze sociali implicano problemi di l’interazione con le altre persone (famiglia, amici, conoscenti e colleghi di lavoro), con l’incapacità di aprirsi agli altri, relazionarsi con loro in maniera intima e di comprendere i loro stati emotivi, i loro pensieri e bisogni. La conseguenza è un progressivo isolamento. Alcuni possono mantenere l’apparenza di avere degli amici che in realtà sono solo conoscenze. Spesso, le loro amicizie sono superficiali o manipolative e l’interesse nelle relazioni può essere rivolto quasi elusivamente a quello che possono ottenerne. Spesso vi sono anche gravi problemi matrimoniali, dovuti alla trascuratezza, da parte del dipendente, del suo ruolo in famiglia oppure a suoi comportamenti di tipo provocatorio o aggressivo.
Un ruolo di rilievo tra le dipendenze comportamentali lo stanno sempre più assumendo la dipendenza sessuale e la dipendenza da psicotecnologie (Internet). Il primo è un elemento costitutivo della nostra vita, ci è proprio in quanto esseri umani, mentre le seconde sono entrate a far parte della nostra vita in modo quasi insostituibile. Un tipo di dipendenza comportamentale che si sta sviluppando in modo ancora più rapido, e che consiste in una sintesi di queste due dipendenze, e la dipendenza dal cybersesso.
In base alla nostra esperienza c1inica e al confronto con la letteratura scientifica sull’argomento, possiamo ipotizzare alla base di questo disturbo un deficit emotivo basato sul sentimento della vergogna ed uno cognitivo che si fonda su alcune credenze di base disfunzionali. A questi si aggiunge un deficit metacognitivo che favorisce, tra l’altro, l’incapacità della persona di orientare i propri comportamenti ad uno scopo, di governarli e di controllare i propri impulsi.
Vediamo più nel dettaglio questi tre tipi di dipendenza, tramite la presentazione di un caso c1inico, per poi presentare una concettualizzazione cognitiva generale delle dipendenze comportamentali.
Internet Addiction Disorder, I primi casi clinici di rete - dipendenza
Ecco il primo articolo apparso in Italia sulla dipendenza da Internet a cura di Tonino Cantelmi e Massimo Talli. Pubblicato dalla rivista scientifica“Psicologia Contemporanea” nel numero di Nov- DIC 1998
IL RISCHIO PSICOPATOLOGICO
Oltre agli innegabili vantaggi che la rete delle reti offre ai suoi milioni di utenti, negli ultimi anni stanno diventando sempre più evidenti le conseguenze sull’ uomo di questa nuova tecnoologia. L’ lnternet Addiction Disorder (IAD) è una dipendenza concreta e provoca problemi sociali e relazionali, una sorta di patologia caratterizzata da sintomi che potremmo definire astinenziali e problemi economici. Se all’ inizio l’utente avverte solo il bisogno di aumentare il tempo trascorso a navigare in rete, con il passare del tempo s’ instaura, in modo subdolo, la consapevolezza di non poter più riuscire a sospendere, o quanto meno ridurre, l’ uso di Internet.
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